Corriere della Sera

Carlo di Borbone: «Tra noi un forte legame oltre le vecchie fratture»

- Dalla nostra inviata Enrica Roddolo

TORINO «Freddo e triste, proprio come al funerale del conte di Parigi (erede dei re di Francia, ndr.) anni fa», nota Carlo di Borbone delle Due Sicilie mentre si siede a destra dell’altare in Duomo, nei banchi riservati alle teste coronate, con la figlia Maria Carolina, futura guida del casato che regnò su metà d’Italia. Un piccolo cappello nero sui capelli biondi. «Oggi rivivo quelle stesse sensazioni — racconta al Corriere il principe —. Sono padrino di Gaston, il figlio del nuovo conte di Parigi Jean d’Orléans, figlio dello scomparso Henri cui siamo stati vicini da sempre. I funerali reali sono occasioni di ritrovo tra casati, a volte in circostanz­e tristi come questa, altre liete per matrimoni reali: le famiglie sono tutte intrecciat­e e questi ritrovi lo confermano».

Anche i Borbone che regnarono su metà del Paese e i Savoia che diedero battaglia per riunificar­lo?

«Ebbene sì anche tra noi che ci siamo combattuti, perché una Savoia, Maria Cristina moglie di Ferdinando II era la madre dell’ultimo re della nostra dinastia. Certo i rapporti tra casati sono stati delicati nel periodo dell’Unità d’Italia ma già mio padre nei ’70 lavorò per sanare le fratture: al sì di mia sorella Anna chiamò re Umberto II, il padre di Vittorio Emanuele come testimone. Poi come ulteriore gesto di distension­e ricevette da Umberto la massima onorificen­za del Regno Sabaudo, il Collare della Santissima Annunziata, e mio padre restituì la cortesia col Collare di San Gennaro».

E la sua generazion­e come ha vissuto poi il rapporto con i Savoia?

«Noi Borbone nel 2016 abbiamo aggiornato la legge, nel nostro caso si trattava di abolire la legge semi salica (che dava comunque la precedenza ai maschi). E Vittorio Emanuele si era consultato con me prima del passo del 2020 per abolire la legge salica dei Savoia. Non solo, come mio padre e suo padre, ci siamo scambiati i Collari: qualche anno fa lo stesso gesto simbolico. Insomma adesso tra noi ci possiamo chiamare “cugini” come chi riceve queste onorificen­ze».

«Cugini» si chiamano fra loro un po’ tutti i reali. E qui in Duomo sono arrivati in tanti. A partire dalla regina emerita Sofia, madre di re Felipe di Spagna, che poi ha chiesto di vedere la Sindone. «Sono zio di re Felipe: il nonno materno di Juan Carlos era fratello di mio nonno paterno. Sono questi legami che ci portano tutti qui oggi».

Rimpianti per la corona delle Due Sicilie?

«Nessuno, non riesco neppure a immaginare l’Italia di nuovo divisa in due. Piuttosto per l’erede di un casato senza più un regno come noi e come i Savoia c’è la responsabi­lità di guidare gli Ordini dinastici, così possiamo dare un contributo alla società».

Senza un trono, come si inventa il proprio ruolo? Emanuele Filiberto ha fatto tv, l’imprendito­re, ha tentato la politica...

«Io ho scelto la strada dell’impresa, la politica non fa per un reale anche se mi sono arrivate proposte, Tremonti mi propose per il Banco del Sud. Ma capisco Emanuele Filiberto, ha fatto bene: è cresciuto in esilio e la tv l’ha fatto conoscere agli italiani».

Vittoria di Savoia piange il nonno. Cosa ricorda sua figlia Maria Carolina del suo nonno?

«Nonno, il principe Ferdinando morì che avevo 5 anni — risponde l’erede dei Borbone — ma ho sempre l’orsacchiot­to che mi regalò».

 ?? ?? Padre e figlia Carlo di Borbone delle Due Sicilie insieme alla primogenit­a, Maria Carolina. È il casato del Regno delle Due Sicilie
Padre e figlia Carlo di Borbone delle Due Sicilie insieme alla primogenit­a, Maria Carolina. È il casato del Regno delle Due Sicilie

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