Corriere della Sera

La nonna e la zia: «Difficile crederci» Gli evangelici: «Non venivano più ai nostri incontri»

- L.Sir.

Nessuno ha mai sospettato nulla. Nessuno — tranne una vicina con la passione per i gatti e, forse, qualche antico rancore — si è mai accorto di quanto accadeva a casa di Giovanni Barreca, il muratore che ad Altavilla Milicia ha sterminato moglie e due figli in preda a deliri mistici e folli paure. Che il 54enne fosse molto religioso era evidente. «Ripeteva continuame­nte che Dio era con lui», raccontano Elisabetta Cassano e Salvina Licata (nella foto sotto), la nonna e la zia di Antonella Salamone, la moglie dell’omicida uccisa insieme ai due figli. Le due donne, originarie come la vittima di Aragona, sono arrivate ad Altavilla appena saputo della strage. «Non riusciamo a capire come sia stato possibile. Sapevamo di liti come ce ne sono in tutte le famiglie, ma non pensavamo che potesse succedere tanto — dicono —. Giovanni lavorava tanto, cercava di accontenta­re la moglie in tutto. Davvero non riusciamo a comprender­e. Avevano problemi economici nonostante gli sforzi di lui. I soldi non bastavano mai». Con la famiglia fino a qualche tempo fa aveva vissuto anche la madre malata di Barreca, che ora si trova in una casa di cura a Palermo. «Ero stata da loro per qualche giorno, ho visto che a volte discutevan­o — insiste la nonna della vittima, che non aveva più notizie della nipote da 7 giorni —. Sono andata via perché non c’era una situazione serena».

E a raccontare della giovane donna uccisa e del muratore, l’uomo «normale» ora assassino, è anche il pastore evangelico della chiesa che la coppia per un periodo aveva frequentat­o. «Da tempo si erano allontanat­i — dice Gaspare Basile —. So che facevano incontri privati di preghiera e di letture delle Scritture a casa loro. Non avevano, però, un pastore di riferiment­o. Almeno così mi raccontò Antonella». Il religioso, ora in pensione, lavorava in Municipio ad Altavilla, dove la vittima di tanto in tanto faceva dei lavoretti. «Era una donna mite, amava il Signore, credeva nella sua parola — spiega —. L’ho incontrata di recente in Comune e mi è sembrata serena. Mi ha riferito che si riunivano con altre persone per pregare, nulla di più. Questa mattina quando ho saputo sono rimasto senza parole. Noi crediamo nella parola di Dio, predichiam­o la salvezza e l’amore, condanniam­o la violenza. Quello che è accaduto è lontano mille miglia dal nostro credo». E sconvolto è anche un amico dell’assassino, un commercian­te del paese. «Era un lavoratore. Una persona tranquilla. Il paese è piccolo, ci si conosce. Non avremmo mai pensato che potesse fare nulla di simile. Adesso c’è chi lo accusa e racconta una realtà che però noi ad Altavilla non abbiamo mai percepito».

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