Biden: «La colpa è di Putin» La rabbia e le accuse dei leader
Gli Stati Uniti: il leader russo è brutale. Zelensky: «Pagherà per i suoi crimini»
La reazione dei leader occidentali è corale e durissima. La notizia della morte di Aleksei Navalny suscita un’ondata di indignazione, di rabbia contro Putin, come non si vedeva dal 24 febbraio 2022, il giorno dell’aggressione all’Ucraina.
A tarda sera, Joe Biden tira le somme così: «Non sono sorpreso, ma sono furioso. Non ci sono dubbi che Putin e i delinquenti di cui si circonda siano i responsabili della morte di Navalny». Il presidente degli Stati Uniti, parlando dalla Casa Bianca, dice di essere ammirato per il coraggio del dissidente russo: «Un uomo che poteva fuggire all’estero, ma che ha voluto tornare in Russia». L’attacco a Putin, invece, è aspro: un leader che «infligge dolore non solo in Ucraina, ma anche al suo popolo». Biden sostiene che l’ennesima prova della «brutalità» di Putin deve spingere a reagire. Il Congresso americano deve approvare al più presto il pacchetto di aiuti da 60 miliardi di dollari destinati a Kiev: «Il mondo ci guarda, non possiamo far mancare il nostro sostegno all’Ucraina. Il momento è decisivo». Il presidente Usa manda anche un altro messaggio a Mosca: «Non si facciano illusioni, difenderemo ogni centimetro del territorio Nato». Da Washington a Monaco, dove nel pomeriggio Kamala Harris, dopo aver chiamato in causa la responsabilità di Putin per la morte di Navalny, ha avvertito «gli europei»: «Qui non è in gioco solo la libertà dell’Ucraina. Se non viene fermato, Putin attaccherà l’intera Europa». La vicepresidente Usa è intervenuta alla Conferenza sulla sicurezza, cominciata ieri nella città tedesca. In platea, mescolata tra Capi di stato, ministri e manager, c’è Yulia Borisovna, 47 anni, la moglie di Navalny, con cui ha condiviso le battaglie contro il Cremlino. Sale anche lei sul palco, anche lei accusa direttamente il leader russo e poi si rivolge «alla comunità internazionale»: «Uniamoci per combattere questo orrendo regime».
Sempre da Monaco, il segretario generale dell’Onu António Guterres chiede, attraverso un portavoce, l’apertura di un’inchiesta «piena, credibile e trasparente». Anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, dice che «Mosca dovrà rispondere a domande molto serie».
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non ha dubbi: «Navalny è stato ucciso e Putin dovrà rispondere dei suoi crimini». Più o meno dello stesso tenore il post del premier polacco, Donald Tusk: «Aleksei, non ti dimenticheremo mai e non li perdoneremo mai». Drastico il presidente della Lettonia, Edgars Rinkevics: «Navalny è stato crudelmente assassinato dal Cremlino».
Le dichiarazioni si affollano: sale la tensione con Mosca. Il presidente francese Emmanuel Macron scrive su X (ex Twitter): «Nella Russia di oggi si rinchiudono gli spiriti liberi nel gulag e li si condanna a morte. Rabbia e indignazione».
È uno stato d’animo condiviso dai vertici dell’Unione europea. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen osserva: «Putin teme il dissenso del suo stesso popolo. Quello che è accaduto oggi è un triste promemoria: ecco che cos’è il regime di Putin. Uniamoci nella lotta per salvaguardare la libertà e la sicurezza di tutti coloro che osano opporsi all’autocrazia». Josep Borrell, Alto rappresentante Ue per la politica estera e la sicurezza, aggiunge: «Il coraggioso Navalny ha dedicato la sua vita per salvare l’onore della Russia, dando speranza ai democratici e alla società civile. In attesa di ulteriori informazioni, sia chiaro: questa è responsabilità esclusiva di Putin». Il «coraggio di Navalny» ritorna anche nelle parole del cancelliere tedesco Olaf Scholz e del premier britannico Rishi Sunak.
Zelensky
È stato assassinato, perché a Vladimir Putin non importa chi muore pur di restare al potere
Von der Leyen
Quello che è accaduto oggi è un triste promemoria: ecco che cos’è il regime di Putin
Stoltenberg Mosca ha serie domande a cui rispondere. Siamo sempre dalla parte di democrazia e libertà