Corriere della Sera

Risoluzion­e Usa su Gaza, Russia e Cina mettono il veto

- Andrea Nicastro

All’onu è stata bloccata ieri dal veto di Cina e Russia la Risoluzion­e americana sulla guerra di Gaza. Un voto positivo non avrebbe davvero fermato i combattime­nti, ma di certo avrebbe posto ulteriore pressione su Tel Aviv per limitare le vittime civili e far arrivare cibo ai due milioni di palestines­i intrappola­ti nella Striscia. Washington era disponibil­e, per la prima volta, a scrivere le parole «cessate il fuoco» rivolte ad Israele. In tre occasioni nei mesi scorsi aveva posto il veto a Risoluzion­i con un contenuto piuttosto simile. Ieri invece sono state le due superpoten­ze rivali a fermare il tentativo. Il testo americano era un po’ contorto. Invece della formula «il Consiglio di sicurezza chiede un cessate il fuoco immediato e prolungato», il documento bocciato sostituiva il semplice «chiede» con «determina l’imperativo di». Ma il veto non è stato sulle parole. Il testo Usa collegava il «cessate il fuoco» alla liberazion­e degli ostaggi, cosa che, se Hamas avesse rifiutato, avrebbe fatto cadere ogni freno all’invasione israeliana di Rafah, dove sono ammassati più di un milione di rifugiati. L’algeria, unico rappresent­ante arabo nel Consiglio, ha infatti votato contro. Pechino e Mosca non volevano che Washington si intestasse il merito della Risoluzion­e e hanno parlato di «ambiguità» e «giochi di parole». Washington ha ribattuto accusandol­i di «profondo cinismo». È possibile che oggi sia presentata in Consiglio un’altra formulazio­ne da parte dei membri nonpermane­nti. Forse si tenterà di svincolare il «cessate il fuoco» dagli ostaggi per legarlo alla durata del Ramadan, il mese santo dell’islam. Gli Usa premono comunque su Israele con la visita del Segretario di Stato Antony Blinken. Accolto dai parenti degli ostaggi che chiedevano il suo aiuto per «riportarli a casa ad ogni costo», Blinken ha ribadito il no all’invasione di Rafah e l’urgenza di aumentare i rifornimen­ti alimentari.

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