Nuovi dazi sul grano russo Ma Francia e Polonia: servono anche per quello dell’ucraina
La proposta della Commissione Ue. No della Germania
BRUXELLES Guerra in Ucraina e rivendicazioni degli agricoltori si mescolano in un mix che rischia di imbarazzare l’unione europea nel suo sostegno a Kiev, nonostante la Commissione Ue ieri abbia proposto di introdurre dazi maggiorati sulle importazioni di cereali, semi oleosi e prodotti derivati da Russia e Bielorussia, tra cui grano, mais e farina di girasole. Le tariffe sono così elevate da sopprimere di fatto le esportazioni russe verso l’unione.
Giovedì, in videocollegamento con i leader Ue riuniti al Consiglio europeo, il presidente Zelensky aveva denunciato il diverso trattamento riservato al grano ucraino che «viene gettato sulle strade o sui binari ferroviari» e quello russo che ha «accesso libero al mercato». Ma la nuova proposta della Commissione cambia le cose. I dazi «ridurranno la capacità della Russia di sfruttare l’ue a vantaggio della sua macchina da guerra», ha sottolineato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. L’effetto finale è paragonabile a quello delle sanzioni, con la differenza che in quel caso serve l’unanimità per approvarle e in più occasioni l’ungheria ha trascinato la decisione prima di dare il via libera. «Stiamo agendo, a livello europeo, per rispondere alle preoccupazioni dei nostri agricoltori — ha spiegato von der Leyen al termine del Consiglio europeo —. Con maggiore flessibilità, regole più semplici e sforzi per migliorare la loro posizione nella filiera agroalimentare. Adesso tocca anche agli Stati membri fare la loro parte». E ha aggiunto che «allo stesso tempo, manteniamo il nostro fermo sostegno all’ucraina». Su questo però la situazione è più complicata perché gli agricoltori europei protestano contro i prodotti agricoli ucraini a basso costo che hanno inondato il mercato interno, facendo concorrenza sleale. E infatti nelle conclusioni del Consiglio europeo i leader Ue chiedono alla Commissione e al Consiglio (i ministri Ue) di lavorare per individuare «modalità eque ed equilibrate per affrontare le questioni connesse alle misure commerciali autonome per l’ucraina». Cosa vuol dire? Il riferimento è all’accordo provvisorio che era stato raggiunto tra i negoziatori del Parlamento Ue e del Consiglio martedì notte e che prevede l’eliminazione dei dazi doganali sui prodotti agricoli ucraini fino al giugno 2025 con clausole di salvaguardia su pollame, uova, zucchero, avena, mais, semole e miele. Questa intesa dovrà essere però confermata dal voto degli ambasciatori dei Ventisette nei prossimi giorni ma Polonia e Francia vogliono che tra i «prodotti sensibili» sia inserito anche il grano ucraino. Sulla stessa linea il premier magiaro Viktor Orbán, secondo il quale «il dumping ucraino sta lentamente distruggendo gli agricoltori europei e ungheresi». La Germania, invece, è contraria a colpire il grano ucraino perché causerebbe un danno economico importante alle già precarie casse di Kiev. La protesta nei mesi scorsi era partita dagli agricoltori di Ungheria, Polonia,
Slovacchia, Bulgaria e Romania che avevano ricevuto compensazioni. Ora si sono aggiunti i francesi. Ma anche l’italiana Coldiretti sta portando avanti le stesse rivendicazioni ed è probabile che l’italia si possa affiancare a Polonia e Francia.
I leader Ue hanno anche chiesto alla Commissione di continuare a lavorare sulla semplificazione burocratica e di prorogare il quadro temporaneo per gli aiuti di Stato per ridurre la pressione finanziaria sugli agricoltori.
Von der Leyen
«Così si ridurrà la capacità della Russia di sfruttare l’ue per la sua macchina da guerra»