Un caso per il governo Pd e M5S: deve lasciare La prudenza di Meloni: vediamo prima le carte
È già il nuovo caso politico che contrappone duramente maggioranza e opposizione, e che se non si risolverà in un senso o nell’altro sarà argomento anche di campagna elettorale per Basilicata ed Europee. Daniela Santanchè lo sa, e non usa toni troppo polemici per replicare ai pm di Milano (una delle quali trasferita alla Procura di Lodi, fanno notare i suoi fedelissimi). Anzi, si dice pronta a una «seria riflessione» sul suo futuro nel caso in cui venga rinviata a giudizio. Per il momento però ha ottenuto la copertura della premier.
Si sono parlate ieri sera, Giorgia Meloni e la sua ministra del Turismo. E la presidente di Fratelli d’italia l’ha rassicurata: per ora, le ha detto, non c’è alcun bisogno di dare le dimissioni. «Vediamo le carte, e aspettiamo la decisione del gup», l’indicazione del capo del governo. E, ovvio, andranno capite le mosse dell’opposizione. Che sono già sul piede di guerra.
È il Movimento 5 Stelle che immediatamente chiede «la calendarizzazione della mozione di sfiducia per la ministra Santanchè». Punta il dito Giuseppe Conte: «A me sembra che FDI, che durante il Covid faceva la voce grossa sulla gestione della pandemia, ora chiude gli occhi addirittura sulla ministra Santanchè. Lo abbiamo denunciato da tempo, oggi c’è l’ipotesi acclarata dalla Procura di Milano della truffa dei fondi Covid a danno dei lavoratori. Era già chiaro, lo abbiamo denunciato, aveva mentito al Parlamento».
Duri anche dal Partito democratico e dalla sinistra. «Per accuse meno gravi di queste, ministri si sono dimessi in Italia e in Europa. Torniamo a chiedere quello che chiedevamo già 8 mesi fa e cioè che la presidente Meloni prenda atto di queste gravi accuse e chieda alla sua ministra di fare un passo indietro», dice la segretaria Elly Schlein, aggiungendo che «siamo tutti garantisti, ma quando una ministra è indagata con l’accusa di aver truffato lo Stato per la vicenda relativa alla Cig», ecco con questo tipo di accuse si mette a rischio «l’onorabilità delle istituzioni». Per evitare «che questo governo metta in imbarazzo l’italia anche nei consensi internazionali», Meloni deve pretendere dimissioni.
Nella maggioranza c’è imbarazzo, è ben chiaro ai piani alti di FDI — che non a caso tacciono ufficialmente — che «qualcosa in più rispetto a qualche mese fa c’è», ma appunto si prende perlomeno tempo. A differenza di Antonio Tajani, che già si schiera: «Io sono garantista. Lo sono per quanto riguarda Bari e per quanto riguarda ogni vicenda che tocca politici e non politici. Una persona è innocente finché non è condannato in terzo grado di giudizio».
In attesa della Lega, Daniela Santanchè a sera dirama una nota in cui si dice «sorpresa delle contestazioni» perché ritiene «acquisita agli atti la mia estraneità a ogni decisione societaria relativa alle modalità di messa in cassa integrazione di alcuni dipendenti». Lunedì i suoi legali chiederanno gli atti per la memoria difensiva e la «eventuale mia richiesta di essere sentita». La sua speranza è che «la vicenda possa concludersi per me positivamente già con l’archiviazione da parte del pm o con il giudizio del gup», ma anche se per la Costituzione «fino all’esito definitivo dei tre gradi di giudizio nessuno può essere considerato colpevole», la ministra apre a un passo indietro: «In sede politica, dopo la decisione del gup, per rispetto del governo e del mio partito, farò una seria e cosciente valutazione di questa vicenda, comunque antecedente alla mia nomina a ministro».
Sono garantista, fino al terzo grado di giudizio Tajani, FI
Per accuse meno gravi ci sono state dimissioni
Schlein, Pd
Meloni ha ministri accusati di truffa ma è attenta ai sindaci
Fratoianni, Avs