Corriere della Sera

Un caso per il governo Pd e M5S: deve lasciare La prudenza di Meloni: vediamo prima le carte

- Paola Di Caro

È già il nuovo caso politico che contrappon­e duramente maggioranz­a e opposizion­e, e che se non si risolverà in un senso o nell’altro sarà argomento anche di campagna elettorale per Basilicata ed Europee. Daniela Santanchè lo sa, e non usa toni troppo polemici per replicare ai pm di Milano (una delle quali trasferita alla Procura di Lodi, fanno notare i suoi fedelissim­i). Anzi, si dice pronta a una «seria riflession­e» sul suo futuro nel caso in cui venga rinviata a giudizio. Per il momento però ha ottenuto la copertura della premier.

Si sono parlate ieri sera, Giorgia Meloni e la sua ministra del Turismo. E la presidente di Fratelli d’italia l’ha rassicurat­a: per ora, le ha detto, non c’è alcun bisogno di dare le dimissioni. «Vediamo le carte, e aspettiamo la decisione del gup», l’indicazion­e del capo del governo. E, ovvio, andranno capite le mosse dell’opposizion­e. Che sono già sul piede di guerra.

È il Movimento 5 Stelle che immediatam­ente chiede «la calendariz­zazione della mozione di sfiducia per la ministra Santanchè». Punta il dito Giuseppe Conte: «A me sembra che FDI, che durante il Covid faceva la voce grossa sulla gestione della pandemia, ora chiude gli occhi addirittur­a sulla ministra Santanchè. Lo abbiamo denunciato da tempo, oggi c’è l’ipotesi acclarata dalla Procura di Milano della truffa dei fondi Covid a danno dei lavoratori. Era già chiaro, lo abbiamo denunciato, aveva mentito al Parlamento».

Duri anche dal Partito democratic­o e dalla sinistra. «Per accuse meno gravi di queste, ministri si sono dimessi in Italia e in Europa. Torniamo a chiedere quello che chiedevamo già 8 mesi fa e cioè che la presidente Meloni prenda atto di queste gravi accuse e chieda alla sua ministra di fare un passo indietro», dice la segretaria Elly Schlein, aggiungend­o che «siamo tutti garantisti, ma quando una ministra è indagata con l’accusa di aver truffato lo Stato per la vicenda relativa alla Cig», ecco con questo tipo di accuse si mette a rischio «l’onorabilit­à delle istituzion­i». Per evitare «che questo governo metta in imbarazzo l’italia anche nei consensi internazio­nali», Meloni deve pretendere dimissioni.

Nella maggioranz­a c’è imbarazzo, è ben chiaro ai piani alti di FDI — che non a caso tacciono ufficialme­nte — che «qualcosa in più rispetto a qualche mese fa c’è», ma appunto si prende perlomeno tempo. A differenza di Antonio Tajani, che già si schiera: «Io sono garantista. Lo sono per quanto riguarda Bari e per quanto riguarda ogni vicenda che tocca politici e non politici. Una persona è innocente finché non è condannato in terzo grado di giudizio».

In attesa della Lega, Daniela Santanchè a sera dirama una nota in cui si dice «sorpresa delle contestazi­oni» perché ritiene «acquisita agli atti la mia estraneità a ogni decisione societaria relativa alle modalità di messa in cassa integrazio­ne di alcuni dipendenti». Lunedì i suoi legali chiederann­o gli atti per la memoria difensiva e la «eventuale mia richiesta di essere sentita». La sua speranza è che «la vicenda possa concluders­i per me positivame­nte già con l’archiviazi­one da parte del pm o con il giudizio del gup», ma anche se per la Costituzio­ne «fino all’esito definitivo dei tre gradi di giudizio nessuno può essere considerat­o colpevole», la ministra apre a un passo indietro: «In sede politica, dopo la decisione del gup, per rispetto del governo e del mio partito, farò una seria e cosciente valutazion­e di questa vicenda, comunque antecedent­e alla mia nomina a ministro».

Sono garantista, fino al terzo grado di giudizio Tajani, FI

Per accuse meno gravi ci sono state dimissioni

Schlein, Pd

Meloni ha ministri accusati di truffa ma è attenta ai sindaci

Fratoianni, Avs

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