Stili di vita e dieta contro i tumori «La prevenzione inizi a scuola»
Il piano di Schillaci. Priorità: dallo screening al polmone al registro delle prestazioni
MILANO Un’italia «a due velocità» nell’adesione agli screening oncologici, che mira comunque a essere la prima in Europa a proporre i controlli per individuare precocemente il cancro al polmone. E vuole portare il tema della prevenzione nelle scuole. Il ministro della Salute Orazio Schillaci risponde per mezz’ora alle domande del direttore del Corriere Luciano Fontana, all’interno del Festival della prevenzione della Lega italiana per la lotta contro i tumori, in corso a Milano.
«Tutti hanno diritto ad avere buone condizioni di salute, anche in età avanzata — dice Schillaci —. La prevenzione non è una spesa, ma un investimento che ripaga i cittadini e il Servizio sanitario nazionale». Parte da questa considerazione l’idea di introdurla nelle classi. «In settimana avremo una riunione al ministero dell’istruzione insieme al presidente dell’istituto superiore di sanità, perché credo che sia indispensabile cominciare dalla prima elementare a insegnare alle bambine e ai bambini quanto sia importante mantenere corretti stili di vita, una dieta sana, evitare il fumo, l’alcol». Anche perché le proiezioni confermano che la popolazione italiana sarà sempre più anziana e, senza un cambiamento delle abitudini e una conseguente riduzione della spesa per curare i pazienti, la sanità pubblica farà sempre più fatica. «Il nostro primo impegno è mantenere un sistema sanitario universalistico», promette il ministro.
Già oggi le liste d’attesa per accedere a visite ed esami rappresentano un «problema odioso» per i pazienti. Si può pensare di mitigarlo partendo dai numeri che, lamenta Schillaci, al momento non ci sono. Serve «avere un quadro esatto. Oggi non abbiamo nessun dato reale da parte delle Regioni su quanto tempo ci voglia per dare una certa prestazione. Stiamo lavorando, da quando sono arrivato, per un monitoraggio». Una delle strategie per accorciare le attese prevede l’introduzione, nei sistemi pubblici di prenotazione, anche delle disponibilità delle strutture private convenzionate. Dall’altro lato, spiega, è necessario lavorare sull’appropriatezza delle prescrizioni.
All’attenzione del ministero anche la diseguaglianza di accesso agli screening oncologici tra Nord, Centro e Sud. «Abbiamo messo risorse a disposizione di sette Regioni» per migliorare l’adesione ai controlli. «E personalmente tengo moltissimo al fatto che l’italia possa essere il primo Paese ad avere anche lo screening per il tumore al polmone». Mentre le risorse del Pnrr serviranno soprattutto per potenziare la medicina territoriale, che durante la pandemia si è dimostrata fragile. «Ma nessun cambiamento può avvenire se non c’è un coinvolgimento pieno dei medici di famiglia. Non è pensabile che noi partiamo con le Case di comunità e non ci sia un loro impegno orario». Il loro ruolo va rivalutato anche inserendo la medicina generale tra le scuole di specializzazione, permettendo così ai tirocinanti di avere un miglior riconoscimento economico. E sempre in tema di formazione, «è giusto ricordare nelle università che tutte le specializzazioni hanno pari dignità e valore», comprese quelle oggi «snobbate».
Bastano le risorse del Fondo sanitario nazionale per tutti questi progetti? «Arriviamo da dieci anni di definanziamento del settore — risponde Schillaci —. Quest’anno c’è stata una chiara inversione di tendenza a favore della sanità. Penso anche che le risorse che ci sono vadano spese in maniera migliore: il ministero ha il dovere e diritto di aiutare le Regioni che sono più in difficoltà».
Le corrette abitudini Prevenire non è una spesa, ma un investimento che ripaga i cittadini e il Servizio sanitario nazionale
L’incontro al ministero Credo che sia indispensabile cominciare dalla prima elementare a insegnare tutto questo ai bambini