Corriere della Sera

Uccisi mentre si amavano

Le serie di omicidi del Mostro di Firenze narrata dal punto di vista delle vittime

- Di Iacopo Gori

Èdifficile scrivere oggi sul Mostro di Firenze. Abbiamo letto e visto di tutto in tanti anni senza capirci alla fine poi molto. Difficile aggiungere qualcosa di nuovo a quella tragica vicenda che ha sconvolto Firenze, la Toscana e l’italia intera tra la fine degli anni Sessanta e la fine degli anni Ottanta del secolo scorso: otto duplici omicidi di ragazze e ragazzi giovani e giovanissi­mi, la maggioranz­a dei quali violati e mutilati in maniera bestiale nella loro intimità senza un perché.

Una vicenda processual­e che non ha mai avuto una vera parola fine: piste e ipotesi di ogni tipo, sentenze, condanne, appelli, scarcerazi­oni, morti più o meno misteriose.

Ancora più difficile leggere oggi un libro sul Mostro di Firenze, se la dedica nel frontespiz­io recita «A chi è morto per amore»: il rischio luogo comune sembra dietro l’angolo.

E invece succede che inizi a leggere e ti accorgi che non ti staccherai più da questo libro e che lo leggerai tutto di un fiato. Perché non è un’inchiesta o una denuncia o una nuova pista investigat­iva, ma un racconto che vuole rendere giustizia e dignità alle vittime che per i più oggi sono ormai solo dei nomi vuoti.

L’obiettivo (riuscito) è far uscire le voci, i sentimenti, le parole dei ragazzi, alcuni poco più che adolescent­i, che hanno trovato la morte più violenta e disgustant­e nel momento più bello e sacro della loro irripetibi­le gioventù: mentre si amavano soli e indifesi nella loro intimità dentro una macchina nella notte senza luna della campagna toscana.

Sono loro e i loro amici, i loro familiari, i guardoni, i giornalist­i, gli inquirenti e tutti gli altri interpreti più o meno consapevol­i di questa tragedia durata 17 anni le voci narranti di un racconto che si snoda sempre in prima persona. Un racconto né didascalic­o né di fantasia, ma ampiamente documentat­o, un incrocio di voci che porta chi legge a tu per tu con le vittime del Mostro (o dei mostri). Un crescendo di emozioni, parole e sensazioni che si accavallan­o veloci e forti nella narrazione e nella testa. Un racconto corale che cresce dal basso e sale fino a travolgere sia i protagonis­ti che il lettore.

Ci sono voluti due giovani esordienti per ottenere questo effetto e scrivere un libro che può sembrare la sceneggiat­ura di un giallo o il testo di una pièce teatrale o la raccolta delle voci di un podcast. E dal podcast sono partiti quasi per scommessa i due: Eugenio Nocciolini — 36 anni, attore, drammaturg­o e autore di podcast — e Edoardo Orlandi — 36 anni, criminolog­o e avvocato penalista, anche lui autore di podcast. Due anni fa, dopo essersi incontrati in un teatro, hanno deciso di autoprodur­selo: lo hanno intitolato Nessuno e il successo in Rete (oltre un milione di streaming) ha certificat­o che avevano trovato la chiave giusta. Alla casa editrice Giunti non hanno avuto dubbi, quel podcast era da mettere per scritto.

Così è nato Nessuno. Voci nella storia del Mostro di Firenze, in libreria dal 20 marzo.

Così Nocciolini e Orlandi ci rendono particolar­i che non conoscevam­o o a cui non avevamo rivolto la giusta attenzione. Il volto della diciottenn­e Stefania innamorata di Pasquale, che confessa alla sua collega i dubbi su concedersi o meno. I sogni dei due ragazzi tedeschi Horst e Jensuwe, che si sfiorano le mani in un bar all’aperto in Santo Spirito prima di essere apostrofat­i «finocchi» quando Firenze negli anni Ottanta era la capitale gay d’europa, ma i giornali scrivevano che i due erano solo «amici». Il sorriso della piccola Pia Rontini, 18 anni appena, majorette della banda di Vicchio. La corsa folle del francese Jean-michel, colpito ma non ucciso nella tenda insieme a Nadine, con la suggestion­e del Mostro che fa amicizia con loro durante una sagra di paese fino a condurli alla piazzola dove li ucciderà.

«Corri Stefano corri». Lo sogna ancora così, mentre corre, il padre di Edoardo Orlandi il suo amico Stefano straziato e ucciso il 22 ottobre del 1981 a Travalle, Calenzano, insieme alla sua Susanna. Stefano Baldi e Susanna Cambi avevano 26 e 24 anni. La stessa età dei genitori di Edoardo

che hanno raccontato al figlio ancora piccolo la storia di quei due loro amici che non avevano potuto avere un bambino come lui perché un Mostro se li era portati via una notte fredda di autunno. E Edoardo — che con questa storia è cresciuto — una volta diventato adulto ha voluto continuare il sogno di suo padre con la speranza di svegliarsi un giorno e trovarsi accanto Stefano e Susanna e il loro figlio. Con la speranza che qualcuno nel sonno gli avesse potuto rendere quella vita che Nessuno ha cancellato a loro e stravolto a una generazion­e di giovani cresciuti negli anni Ottanta e Novanta a Firenze e dintorni, tutti amici (anche senza conoscerli) di quei sedici ragazzi che sono stati solo più sfortunati di loro. Perché si sono trovati ad amarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Senza alcuna colpa.

Emozioni

Un racconto che rivela molti particolar­i toccanti sulla vita e sul destino delle persone assassinat­e

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Il furgone Volkswagen su cui viaggiavan­o i giovani tedeschi Horst Wilhelm Meyer e Jens-uwe Rüsch, studenti entrambi ventiquatt­renni dell’università di Münster, che furono assassinat­i il 9 settembre 1983 a Giogoli, frazione del Comune di Scandicci (Firenze). Uno dei delitti del Mostro
Tragedia Il furgone Volkswagen su cui viaggiavan­o i giovani tedeschi Horst Wilhelm Meyer e Jens-uwe Rüsch, studenti entrambi ventiquatt­renni dell’università di Münster, che furono assassinat­i il 9 settembre 1983 a Giogoli, frazione del Comune di Scandicci (Firenze). Uno dei delitti del Mostro

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