Corriere della Sera

«La nostra scuola del borgo? Salvata dai bimbi profughi»

La coppia Albanese-raffaele in «Un mondo a parte» ambientato in Abruzzo

- Dalla nostra inviata Stefania Ulivi

PESCASSERO­LI (L’AQUILA) «Qui non siamo nel mondo dei sogni, qui siamo in un mondo a parte». È l’agnese di Virginia Raffaele, vicepresid­e di un plesso scolastico montano, a occuparsi di riportare con i piedi per terra il maestro Michele Cortese (Antonio Albanese), arrivato dalla grande Roma nella scuola del piccolo borgo arma todi teorie socio antropolog­iche inadeguate a quei luoghi come i suoi mocassini da turista cittadino.

Chi li conosce molto bene, invece, è Riccardo Milani, ormai abruzzese d’adozione, che ha voluto la coppia di attori come protagonis­ti del nuovo film, Un mondo a parte, in sala dal 28 marzo. A quasi trent’anni dal suo esordio, Auguri professore, torna a parlare di scuola con una commedia, molto ironica ma veritiera, sulla battaglia per salvare la scuola del paesino immaginari­o di Rupe, 379 abitanti, dove l’unica pluriclass­e è a rischio chiusura per mancanza di iscritti. «Se chiude la scuola chiude il paese». E la chiave per la salvezza saranno tre bambini ucraini e uno marocchino.

«Ho voluto fare un film su una comunità, che è un tema che mi sta a cuore, quasi un’ossessione». Questa è a rischio spopolamen­to e, dunque, perdita di identità che ha retto bene, al contrario, l’impatto dell’integrazio­ne degli immigrati. «Il nemico è la rassegnazi­one: come dice Agnese, abituarsi al peggio è la cosa più brutta».

Il film, dice, è un modo per ringraziar­e la gente dell’alto Sangro. Molti li ha scritturat­i come attori, a cominciare dai bambini, e poi falegnami, bottegai, albergator­i, operai che interpreta­no bidelli, genitori, sindaci e preti, funzionari del Centro profughi. Sono venuti tutti, banda compresa, all’anteprima a Pescassero­li dove non una scuola ma un cinema, intitolato a Ettore Scola, è stato salvato dalmio l’azione comune di nativi e forestieri. Tra cui lo stesso Milani, la moglie Paola Cortellesi e Dacia Maraini.

Per la quinta volta il regista ha scelto Albanese, sempre più suo alter ego. «In Come un gatto in tangenzial­e lo mandavo a Bastogi, come avevo fatto io quando una delle mie figlie si era fidanzata con un ragazzo di lì. Qui il suo personaggi­o ha lo stesso sguardo sul territorio e sulla gente con concretezz­a e sincerità. Sto attento a cogliere anche segnali in controtend­enza, speranze per il futuro. Come, per esempio, il ventenne che anziché scappare come tanti, resta a coltivare le lenticchie».

Un vero punk, secondo Albanese. «A 14 anni anziché la moto ha voluto la pecora. Sid Vicious in confronto è un gesuita». Conferma la sintonia con Milani. «Sa trattare argomenti importanti con nobile leggerezza, ironia e garbo. Non cerca un cinema forzatamen­te estetico, ma che parla agli esseri umani, in modo onesto e vero».

Per Virginia Raffaele era non solo la prima volta con

Milani, ma anche la prima volta in Abruzzo. «Ma mi sono sentita a casa. Mi è risuonato tutto familiare, quel senso di appartenen­za a un luogo che non c’è più. Sono cresciuta al luna park dell’eur, che ho visto pian piano morire, ho provato la stessa nostalgia». Dalle montagne russe a quelle abruzzesi. «Mi hanno conquistat­o. Con i modi apparentem­ente ruvidi ma avvolgenti». L’abbraccio della gente continua. Mentre lei, ormai perfettame­nte mimetizzat­a, ci dialoga in dialetto stretto.

Il regista

Milani: «Ho girato il film su quella comunità perché è un posto che mi sta molto a cuore»

 ?? ?? In aula Virginia Raffaele, 43 anni, e Antonio Albanese, 59, con i bambini in una scena di «Un mondo a parte»
In aula Virginia Raffaele, 43 anni, e Antonio Albanese, 59, con i bambini in una scena di «Un mondo a parte»

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