Corriere della Sera

«Io sono un italiano»

«Pronto per gli Europei, devo ringraziar­e Mancini e Spalletti Bado al sodo, ma soltanto lavorando duro potrò migliorare»

- dal nostro inviato Alessandro Bocci

FORT LAUDERDALE Mateo è quasi l’ultimo a uscire dal tempio di Messi, quasi volesse ritardare l’inevitabil­e. I suoi compagni sono già dentro il pullman, la polizia è pronta a scortare la squadra sino in albergo, ma Retegui è indeciso, si aggiusta il ciuffo ribelle, si ripara dal vento, firma qualche autografo e si volta indietro verso il prato del Chase stadium, dove è rinato con una doppietta. Due tiri, due gol. Uno sblocco, anche mentale, 362 giorni dopo l’ultima gioia azzurra. Forse abbiamo trovato il centravant­i, anche se i patimenti di questi lunghi anni invitano alla prudenza. «Sono molto contento. Questi mesi non sono stati facili. Ora però sono felice, finalmente posso dirlo. Ho fatto bene a venire in Italia, ho desiderato la maglia azzurra con tutte le mie forze», dice con un sospiro come se si fosse tolto un peso grande dallo stomaco perché la sua prima stagione

d

Amo questo Paese e ho fatto bene a scegliere l’azzurro: in Argentina a casa tutti tifano per me

italiana è stata complicata. «Gli infortuni non mi hanno aiutato, però non ho mai mollato». Eccolo, Retegui mentre le ombre della sera si allungano sulla Florida. Genuino, schietto, diretto. Già integrato nella nuova realtà. Parla bene l’italiano e non bada alla concorrenz­a. Finito nelle retrovie dopo il cambio dell’allenatore, ha sofferto in silenzio, ma non ha mai dubitato di sé stesso. Mateo non sa solo fare gol, ma anche cosa vuole dalla vita. La sua si è trasformat­a in una serie di scelte, la prima fondamenta­le: voltare le spalle alla tradizione di famiglia, abbandonan­do l’hockey per giocare a calcio. La seconda, altrettant­o importante, rinunciare alla Seleccion di Messi e buttarsi tra le braccia dell’italia. La terza venire in serie A, come gli aveva consigliat­o Mancini. Ora è pronto per Spalletti. L’incontro a Pegli, in uno dei soliti blitz del c.t. nei ritiri, assomiglia a una svolta: «Ho desiderato questa maglia tantissimo e farò sempre il massimo per meritarla».

Si sente pronto per l’europeo?

«Sono sempre pronto per giocare. Sto bene, il calcio è la mia vita. Però a quell’appuntamen­to manca ancora tanto e non so se ci andrò. L’allenatore ci ha spiegato che nessuno ha il posto assicurato ed è giusto così. So che, se voglio tornare in azzurro la prossima estate, devo chiudere bene la stagione con il Genoa. Adesso però voglio solo riposare e pensare alla prossima partita con l’ecuador per farmi trovare pronto se avessero bisogno di me».

Spalletti le ha fatto i compliment­i dopo il Venezuela e non solo per i gol, ma per le sponde e il sacrificio nell’aiutare la

difesa.

«Lo ringrazio e non solo per i compliment­i, ma per l’opportunit­à che mi ha dato e farò l’impossibil­e per non deluderlo. Sono contento di avergli mostrato il mio valore. Voglio fare le cose per bene perché la Nazionale è un obiettivo e un orgoglio. L’ho scelta e intendo giocarci il più possibile. Due gol però non bastano. So che non devo fermarmi».

Com’ è il rapporto con il ct? «Sono grato a Mancini che mi ha voluto in azzurro e an

che a Spalletti, che mi ha confermato. Con lui ho un rapporto buono, diretto, sento la sua fiducia e così è più facile».

Cosa le chiede?

«Niente di particolar­e. Mi ripete ogni volta di giocare tranquillo, di attaccare la profondità e aiutare i compagni in tutti i momenti».

Lei in 5 partite con la Nazionale ha già segnato 4 gol. Dove vuole arrivare?

«Non ragiono così, non guardo troppo avanti, sprecherei inutilment­e delle energie. Penso a un giorno alla volta, adesso mi godo la vittoria con il Venezuela. Segnare è importante, ma contano di più i successi di squadra. Siamo un gruppo unito e vogliamo crescere insieme».

Insieme a lei, in questa avventura americana, c’è sempre papà Carlos, che la segue e la sprona e in estate l’ha portata al Genoa. Cosa vi siete detti dopo la doppietta al Venezuela?

«La famiglia è importante per me e mi ha aiutato a diventare quello che sono. Tutti a casa, in Argentina, mi sostengono e fanno il tifo: papà mi segue sempre, è venuto negli Stati Uniti con il mio padrino, ci siamo abbracciat­i forte, è stato un bel momento. Ora andremo a prenderci un bel caffè e staremo qualche ora insieme».

Il paragone con Batistuta è uno stimolo o rischia di condiziona­rla?

«Non ci penso. Bati è stato un grande campione, uno degli attaccanti più forti del mondo e anche in Italia ha fatto benissimo prima con la Fiorentina e poi vincendo uno scudetto con la Roma. Io sono appena arrivato e voglio pensare a crescere senza grilli per la testa, badando al sodo. So che devo lavorare duro e mantenere i piedi per terra. Solo così potrò migliorare giorno per giorno. La strada è ancora lunga».

Qual è l’obiettivo di Retegui?

«Diventare un calciatore sempre più forte e maturo».

Sia sincero Mateo, l’europeo lo sente vicino?

Sorride, ma non ci casca. «Posso dire che voglio andarci e che mi impegnerò per convincere l’allenatore. Se non dovesse succedere, allora tiferò per l’italia davanti alla tv».

 ?? (Afp) ?? Sorpresa Mateo Retegui, 24 anni: contro il Venezuela ha segnato due gol, prima dell’amichevole Spalletti lo aveva impiegato pochissimo. Ora sono quattro le reti in azzurro per il bomber del Genoa
(Afp) Sorpresa Mateo Retegui, 24 anni: contro il Venezuela ha segnato due gol, prima dell’amichevole Spalletti lo aveva impiegato pochissimo. Ora sono quattro le reti in azzurro per il bomber del Genoa
 ?? (Ap) ?? Fiducia Spalletti crede molto in Retegui: di lui il ct apprezza non solo le doti tecniche ma anche il carattere
(Ap) Fiducia Spalletti crede molto in Retegui: di lui il ct apprezza non solo le doti tecniche ma anche il carattere

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