Riconosciuta in Italia la causa contro Zhang L’inter estranea
La China Construction Bank potrà rivalersi su Steven Zhang anche in Italia, ma la società Inter è comunque del tutto estranea e non rischia nulla. La Corte d’appello di Milano ha accolto il ricorso presentato dall’istituto di credito orientale e ha dato l’ok per far sì che possa «aggredire» i beni nel nostro Paese del numero uno nerazzurro, per cercare di recuperare i 320 milioni di euro dovuti: l’equivalente di 255 milioni di dollari, più una trentina di milioni l’anno di interessi per tre anni, calcolati al tasso del 13 per cento. Soldi che — secondo quanto stabilito dal giudice di Hong Kong— con il pronunciamento già passato in giudicato, Zhang non avrebbe mai restituito. In sostanza la Corte d’appello ha deciso che quanto deliberato dal tribunale di Hong Kong ha valenza anche sul territorio italiano in base «al ruolo e alla carica» di Zhang, presidente dell’inter. I giudici, proprio in riferimento al fatto che Zhang presieda il Cda della società calcistica, concludono: «Tale circostanza, che ovviamente implica la proprietà delle relative quote societarie, appare sufficiente per ritenere correttamente radicata l’azione». Gli avvocati di Zhang nella loro difesa avevano invece puntato su presunte «macroscopiche anomalie» della sentenza straniera. La Corte d’appello precisa che la banca orientale non avrebbe «indicato né quali beni del resistente intende aggredire, né dove, in ipotesi, detti beni si trovino». Le azioni dell’inter, di cui la famiglia Zhang è proprietaria indirettamente, tramite una società lussemburghese, sono peraltro in pegno al fondo americano Oaktree, a garanzia di un prestito di 275 milioni più interessi che scade il 20 maggio. E potrebbe essere riscadenzato a interessi che sfiorano il 20%.