Corriere della Sera

Acerbi e Juan Jesus doppia verità in Procura L’inter è fiduciosa Da Napoli niente sconti

Il nerazzurro e il brasiliano ascoltati dal pm federale Chiné

- Monica Colombo Monica Scozzafava

Acerbi ammette di aver pronunciat­o la parola nero, ma non in senso dispregiat­ivo e ora spera nell’applicazio­ne dell’articolo 39 del codice di giustizia sportiva che sanziona la condotta gravemente antisporti­va con 2 giornate di squalifica salvo aggravanti. Juan Jesus non recede e conferma invece di aver udito distintame­nte l’insulto razzista «negro».

Le versioni sono opposte, come diversi sono i comportame­nti dei due giocatori. Nell’inchiesta della Procura federale sui presunti insulti razzisti dell’interista al brasiliano durante la sfida Internapol­i di domenica scorsa c’è di fatto la parola dell’uno contro quella dell’altro. Non esistono filmati di quel battibecco in campo, conseguenz­a di un contatto fisico (spallata del difensore brasiliano al nerazzurro). Né traccia nel referto arbitrale e nell’audio del Var. Ci sono le scene di denuncia di Juan Jesus all’arbitro La Penna, labiale incontrove­rtibile: «Mi ha chiamato negro, a me questo non sta bene». Entrambi sono stati ascoltati dal procurator­e federale Giuseppe Chiné, ribadendo, Jesus, le accuse, Acerbi rigettando ogni intento razzista nelle sue parole.

Jesus ha scelto un profilo basso, al punto da rendere riservatis­simo il suo colloquio col pm. Se Acerbi si è collegato in videoconfe­renza ieri mattina dalla Pinetina, Jesus ha scelto di non essere nel suo centro sportivo. Ha chiesto anche alla società di non essere assistito e si è consultato esclusivam­ente con il suo agente Roberto Calenda, il suo colloquio c’è stato già giovedì scorso ma non è trapelato nulla, al punto che ieri sembrava fosse avvenuto subito dopo quello di Acerbi. Mistero? Probabilme­nte soltanto la volontà di non dare clamore ad una vicenda dolorosa anche per lui che con Acerbi ha un rapporto pregresso. Ciò come ulteriore dimostrazi­one che per lui il «fattaccio» poteva esser chiuso, senza strascichi, al termine della partita. «Mi ha chiesto scusa, sono cose di campo». Poi però la crociata, dal suo punto di vista, ha avuto senso quando il collega intervista­to al ritorno dal ritiro della Nazionale aveva negato. Il brasiliano ha ribadito così a Chinè di essere stato chiamato negro ed è deciso ad andare

Spalletti ho un rapporto schietto, diretto, sento la sua fiducia, mi dice di attaccare la profondità e di aiutare sempre i compagni in tutti i momenti

Papà Carlos mi segue, è venuto anche qui negli Usa, c’è anche il mio padrino: devo chiudere bene la stagione con il Genoa, poi vedremo...

La scelta

Il difensore partenopeo sentito già giovedì è deciso ad andare in tutte le sedi giudiziari­e

in tutte le sedi giudiziari­e per dimostrare la sua verità. Il Napoli lo ha lasciato fare, rispettand­o la sua volontà, sostenendo­lo con video sui social in cui è chiaro il pensiero unico della lotta al razzismo.

L’inter sostiene Acerbi, convinta che le parole del difensore siano state travisate da Jesus. Soprattutt­o spera che Chiné nella relazione che invierà in queste ore al giudice Mastrandre­a non ravveda la matrice razzista negli epiteti rivolti al giocatore del Napoli. Il difensore interista, da codice, rischia un minimo di 10 giornate di squalifica, stop che metterebbe in pericolo la sua partecipaz­ione agli Europei e la stessa carriera nell’inter. I nerazzurri si appellano, eventualme­nte, alla condotta gravemente antisporti­va. Il giudice sportivo esaminerà lunedì il materiale, la sentenza arriverà entro un paio di giorni.

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(Ap, Canoniero) In attesa Acerbi, Inter e Juan Jesus, Napoli, dopo aver parlato con il pm federale aspettano la sentenza
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© RIPRODUZIO­NE RISERVATA

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