Calma e colpi di mercato La cura Vasseur in Ferrari
Lezioni ai piloti, libertà per i tecnici, inseguendo il sogno Newey
Alla squadra: «Gli anni di transizione non esistono, chi in F1 lo pensa è morto». A un tecnico: «Dimmi tu che cosa dobbiamo fare, qual è l’idea migliore, senza che debba dirtelo io». E ancora, dopo una riunione concitata con gli ingegneri: «Non raccontiamoci str..., raccontiamoci la verità». Ai piloti: «Anche un solo punto in più è una conquista, non va mai sprecato.
Questo significa andare al limite». A sé stesso: «Se giochi a tennis punti a vincere Wimbledon, non a partecipare. Se sei il team principal della Ferrari pensi a vincere con la Ferrari». Eccolo il Vasseur-pensiero, dopo più di un anno al comando la cura per rimettere in corsa il Cavallino comincia a mostrare qualche frutto. Dodici mesi fa l’australia segnava un abisso della stagione, zero punti. Stavolta, a Melbourne le premesse sono diverse, Leclerc ha promosso la macchina ed è partito con il piede giusto. Sainz è tornato a guidare a meno di due settimane dall’intervento di appendicite, e almeno per lui questo è già un successo.
Ma sono altri i trionfi che insegue il manager francese, e di ben altra portata. Il sostegno dei vertici è forte, di lui John Elkann si fida perché è un bravo organizzatore, conosce l’ambiente delle corse, e ha il controllo della situazione sul team. Il presidente gli ha chiesto di mantenere un basso profilo enfatizzando piuttosto lo spirito di squadra.
Dopo l’operazione Hamilton
il francese gode di un credito ancora maggiore («Senza di lui non sarebbe successo» ha rivelato Lewis); se poi riuscisse a convincere anche Adrian Newey a trasferirsi metterebbe a segno il colpo della vita. Da sempre la Ferrari insegue il mago della Red Bull, in realtà non ha mai smesso di provarci e negli ultimi mesi sono ripartiti i sondaggi. Ma un personaggio del genere è corteggiato da chiunque, da Mercedes e si dice anche dall’audi. Sarebbe folle non provarci. Come al solito sarà l’ingegnere britannico a decidere il suo destino, Verstappen a Melbourne ha lanciato un messaggio: «È importante che restino tutte le figure chiave».
Fine del caos in Red Bull? Difficile, dopo scontri interni così violenti, una delle ipotesi che circola nel paddock è che Horner possa lasciare a fine anno, da vincitore. Se fosse vero si spiegherebbe questa strana atmosfera di tregua. Di certo fra i top team — la Mercedes è alle prese con grane tecniche e con un aspro scontro istituzionale, Susie Wolff ha denunciato la Fia — la Ferrari è quella più tranquilla. In un ambiente sereno si lavora meglio, ed è molto più semplice crearlo quando c’è il supporto di chi comanda. Vasseur ha ereditato un gruppo valido, «che è stato capace di reagire» ha sottolineato. La prima missione è stata restituire la calma, responsabilizzare i singoli sulle decisioni: Fred non è un tecnico e delega molto. Interviene di più con i piloti perché parla la loro «lingua».
Non insegue rivoluzioni, ha bisogno di stabilità e vuole una campagna di rinforzi mirati, seguendo l’input presidenziale: la Ferrari deve tornare a essere il posto più attraente in F1. Parecchi movimenti si registrano in entrata e in uscita dalla Mercedes: da Maranello Simone Resta, dall’altra l’esperto di gomme Loïc Serra e Jérôme D’ambrosio, ex braccio destro di Toto Wolff. Non c’è da stupirsi considerati gli ottimi rapporti con Wolff, con il quale c’è anche una visione «politica» comune. Ma ieri Vasseur ha dribblato le domande sull’assoluzione del presidente Ben Sulayem da parte del comitato etico della Fia: «Non abbiamo altra scelta se non quella di fidarci della Federazione». La calma di chi prova a diventare il più forte.