Due lampi azzurri
I gol di Pellegrini e Barella piegano l’ecuador Passi avanti rispetto alla prima amichevole Spalletti: «Siamo stati squadra per tutta la partita»
HARRISON Un tempo, il primo, da squadra vera, sfrontata e coraggiosa. Un altro in affanno perenne ma con la voglia di non mollare.
L’italia vince ancora, una partita completamente diversa da quella contro il Venezuela, in cui gli azzurri avevano sofferto all’inizio ed erano venuti prepotentemente fuori alla fine. Nel gelido pomeriggio della Red Bull Arena succede esattamente il contrario. La Nazionale di Spalletti non sbaglia l’approccio, segna subito con Lorenzo Pellegrini, gioca in velocità e in verticale e ha il torto di non chiuderla, sprecando tre occasioni. Però dopo l’intervallo si fa saltare addosso dall’ecuador, grintoso, aggressivo, energico, persino troppo.
La Tricolor via via ci mette alle corde, sul piano fisico e dell’agonismo. Gli azzurri non riescono più a ripartire senza un centravanti che tenga in scacco la difesa e con gli incursori che calano progressivamente. Il 2-0 arriva all’ultimo respiro e premia il monumentale Barella, il migliore dall’inizio alla fine, che segna con un pallonetto in contropiede, sfruttando il suggerimento di Orsolini.
Spalletti sorride: «Siamo stati squadra in ogni fase della partita, i ragazzi hanno dimostrato di essere serissimi. Sino all’intervallo abbiamo attaccato di più e potevamo segnare ancora ma l’importante è non aver mai perso la bussola». Proprio così perché nella sofferenza, l’italia non si disunisce ed è un merito da non trascurare. Gli italiani d’america, in maggioranza, alla fine applaudono felici. Due partite, due vittorie e molte indicazioni per l’allenatore che adesso ha due mesi per studiare e perfezionare il gruppo da portare all’europeo. «Il bilancio della tournée negli Stati Uniti è positivo, ci sono cose da mettere a posto ma sono soddisfatto anche per le risposte individuali dei giocatori» spiega Spalletti.
Stavolta il 3-4-2-1 è più delineato, la squadra all’inizio ispirata, lucida e organizzata. Jorginho sembra quello dell’europeo, Barella è il solito motorino e la differenza con Locatelli e Bonaventura appare netta. L’esordiente Bellanova (l’altro è il portiere Vicario) è un pendolino sulla fascia destra, Dimarco sull’altra corsia è un’ala aggiunta e Zaniolo si butta sempre dentro, mandando in crisi la difesa sudamericana. Pellegrini, invece, si abbassa spesso per sostenere la linea mediana. Ed è proprio il romanista, rinato con De Rossi, a segnare al primo affondo. Una saetta dopo una punizione di Dimarco respinta dalla barriera.
L’ecuador però non sta a guardare. Una squadra agguerrita che corre, lotta, picchia. L’italia però ha le idee chiare, non si sottrae alla battaglia ma rispetto al Venezuela è più dinamica e verticale. A Fort Lauderdale il suo palleggio orizzontale favoriva le ripartenze, stavolta è più corta e più attenta, cercando di non farsi sorprendere, sfrutta le corsie, i cambi di gioco e limita la costruzione dal basso all’essenziale.
Manca solo concretezza. Tre almeno le occasioni azzurre per raddoppiare, Hincapie salva la prima quasi sulla linea, Dimarco e Zaniolo non sono freddi nelle altre due circostanze.
Il secondo tempo è una specie di corrida. L’italia è meno spavalda. L’ecuador alza il ritmo e il pressing e gli azzurri progressivamente si rintanano nella propria metà campo senza più riuscire a graffiare. Spalletti inserisce Locatelli in regia per aiutare la difesa e Frattesi per Lorenzo Pellegrini, calato alla distanza. Poi tocca a Orsolini e Retegui. E proprio il bolognese regala a Barella il pallone del 2-0.