Corriere della Sera

In trincea tra i soldati di Kiev «Loro sono tanti e ben armati, ma non stanno sfondando»

Zelensky caccia Danilov, capo del Consiglio di sicurezza nazionale

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nella 23esima brigata appostata sul fronte di Avdiivka, ha 40 anni e da una ventina di mesi combatte qui nel settore di Donetsk, uno dei più difficili. Riassume bene le centinaia di testimonia­nze che da fine gennaio stiamo raccoglien­do tra i soldati che poi a metà febbraio abbiamo incontrato in ritirata da Avdiivka, sono stati sotto le bombe attorno a Bakhmut, sono familiari con le trincee di Chasiv Yar.

Per tutti c’è la stessa domanda: davvero l’Ucraina sta perdendo la guerra? Condensare le risposte non è facile.

Gli umori cambiano velocement­e. Abbiamo trovato i commandos scelti della Terza Brigata appena scampati a un massacro di compagni che, scuotendo la testa, ripetevano esausti: «Stiamo andando tutti a morire, non abbiamo scampo». Ma il giorno dopo c’è stato Roman, carrista di Bradley 42enne col braccio ingessato, evacuato dalla stazione ferroviari­a di Pokrovsk verso gli ospedali di Dnipro, il quale ripeteva tranquillo: «Hei, calma, nessuno sta alzando bandiera bianca! Tenete conto che i russi qui sono avanzati soltanto 10 chilomefa tri, hanno perso quasi 20.000 uomini in un mese e adesso non hanno forze per proseguire. Scommetto quello che volete: al 31 dicembre saremo ancora a combattere da queste parti». Con Ivan, ufficiale 36enne della Terza Brigata originario di Kiev, abbiamo pranzato in una bettola di Mirnograd con le mappe militari di Deep State aperte sul cellulare. «I russi ci minacciano sulle frontiere lunghe 2.000 chilometri dalla Bielorussi­a al Mar Nero e in verità premono su meno di 400. Ma non vanno affatto sottovalut­ati, imparano da noi. Due anni erano buriati ignoranti delle province remote, carne da cannone. Oggi hanno studiato dagli errori del passato: i nostri cannoni sono a corto di munizioni e loro ne approfitta­no, attaccano in piccoli gruppi che vanno dai 5 a 15-20 soldati al massimo, hanno imparato a disperders­i per limitare le perdite e sanno usare i droni molto bene, li costruisco­no in serie le aziende statali finanziate con l’economia di guerra di Mosca. Noi abbiamo un drone per dieci dei loro, sono ancora quelli artigianal­i adattati dai volontari. Ma i russi dispongono di dieci droni per ogni nostro soldato. Stiamo perdendo la sfida dove prima vincevamo. E stanno usando le nuove bombe aeree teleguidat­e. Osano con l’aviazione più di prima: sanno che le nostre antiaeree sono scariche».

Parere più diffuso resta che le linee costruite in fretta e furia dopo la caduta di Avdiivka siano ancora molto deboli. I russi sono avanzati occupando una ventina di villaggi. Ma

Putin non potrà davvero guadagnare dalla situazione favorevole, se non dopo avere indetto una nuova mobilitazi­one per raccoglier­e almeno 300.000 soldati, come già era avvenuto l’estate-autunno del 2022. Ciò significa che gli ucraini dispongono ancora di due-quattro mesi di tempo per prendere provvedime­nti: accelerare la nuova legge sulla mobilitazi­one per dare il cambio ai volontari della prima ora e soprattutt­o premere sugli alleati per ottenere armi e munizioni. Nessuno si fa illusioni: la scelta di Putin di continuare a puntare il dito contro l’Ucraina quale mandate della strage a Mosca significa che la guerra continuerà più violenta di prima. Zelensky stringe ulteriorme­nte i ranghi, licenzia Oleksii Danilov da segretario del Consiglio della Difesa Nazionale e lo sostituisc­e con Oleksandr Lytvynenko, ex capo dei servizi all’estero. Il ministro degli Esteri Kuleba torna a insistere per l’invio dei missili tedeschi Taurus e chiede i Patriot americani. Kiev affonda un’altra nave russa nel Mar Nero e attende la prima parte degli 800.000 proiettili per le artiglieri­e da 155 millimetri comprati grazie alla cordata di Paesi donatori organizzat­a dalla Repubblica Ceca. La Francia ieri ha ribadito di essere in grado di donare 78 cannoni Caesar, che si sono dimostrati molto efficienti.

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Licenziato Oleksii Danilov, 61 anni

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