Corriere della Sera

La strage, la fuga, l’arresto

Tredici minuti per compiere l’attacco, poi i quattro terroristi scappano in auto per 400 chilometri prima della cattura in una foresta nel sud del Paese

- di Fabrizio Dragosei (Ap)

Certo, i quattro autori del massacro al Crocus di Mosca non hanno proprio il fisico del capitano Hilts, l’atletico e spavaldo pilota interpreta­to da Steve McQueen, che nel film La grande fuga si dilegua da un lager tedesco saltando con la moto i reticolati stesi sui campi. Eppure, in base ai dati raccolti dal Corriere, i terroristi sono riusciti per ore a seminare poliziotti, truppe speciali, telecamere e «occhi» satellitar­i a bordo della loro scassatiss­ima Renault. Almeno stando ai racconti ufficiali di quanto sarebbe accaduto dopo l’assalto al teatro.

Un’azione fulminea, quella nel Crocus Music Hall, che è durata appena 13 minuti, in base al resoconto del capo del Comitato investigat­ivo Bastrykin. I tagiki scendono dall’auto, entrano alle 19.58 con tutta calma, sparando e tagliando gole.

Poi danno fuoco al complesso e alle 20.11 sono fuori. Di nuovo a bordo della vecchia Renault Symbol (la nostra Clio) bianca che un altro degli arrestati dice di aver venduto al cognato.

Nel traffico caotico del venerdì sera, imboccano il raccordo anulare di Mosca (il Mkad, generalmen­te semi-paralizzat­o a quell’ora) e poi prendono l’autostrada M3 che porta verso i confini con la Bielorussi­a e l’Ucraina. Quasi 400 chilometri, senza che nessuno li fermi, nonostante di notte il traffico sia scarso e la vettura sia stata immortalat­a già nel centro commercial­e. Tutta la rete autostrada­le russa è coperta dalla Pautina (ragnatela), un sistema collegato a un computer centrale in grado di analizzare tutte le immagini istantanea­mente. «Un mezzo efficaciss­imo per la lotta al crimine», aveva spiegato il vicecapo della Polizia stradale.

Secondo il presidente bielorusso Lukashenko, le frontiere vengono messe in allarme e i controlli immediatam­ente rafforzati, almeno tra Russia e Bielorussi­a. I fuggitivi se ne sarebbero accorti, sempre in base alle affermazio­ni di Lukashenko, e avrebbero deciso di deviare verso l’Ucraina.

Nella regione di Briansk viene allertato il Gruppo di copertura del confine, formato da uomini della Rosgvardia, dell’Fsb, della polizia e della milizia cecena. Il deputato Aleksandr Khinshtein ha raccontato che la Renault è stata intercetta­ta nel villaggio di Khatsun, poco dopo Briansk, a 378 km dalla capitale. Gli agenti sparano alla macchina che non si ferma e bucano almeno una ruota. Ma i terroristi continuano, sembra che tornino sull’autostrada e poi escano nuovamente dopo una quindicina di chilometri, verso il villaggio di Teploe. Sono inseguiti dagli agenti, ma hanno il tempo di abbandonar­e il loro mezzo e rifugiarsi nella foresta. Un tenente del Sobr, il reparto di reazione rapida della

Ricercati

Hanno seminato poliziotti, forze speciali, telecamere e satelliti con una vecchia auto

Sull’albero

Uno dei fuggiaschi si era rifugiato tra i rami, così gli agenti hanno tagliato la pianta

Rosgvardia, racconta di aver iniziato con i colleghi e con un cane a cercare tra gli alberi, anche con l’ausilio di un drone. Il cane, però, perde la traccia e allora i militari proseguono «intuitivam­ente». Fino a quando un cecchino «vede l’immagine di una persona su un albero con il cannocchia­le termico». Urla, minacce, niente. L’uomo non scende. «Allora tagliamo la pianta e lo catturiamo».

Il capitano Pushkarev della polizia faceva invece parte di una catena che stava rastrellan­do un’altra parte del bosco. Ha visto uno dei killer, lo ha inseguito e l’ha preso. Gli altri due sono stati individuat­i in un anfratto dove si erano accovaccia­ti stretti uno all’altro per il freddo. Sono stati gli uomini del distretto di Briansk a raccoglier­e e filmare le prime dichiarazi­oni degli islamisti «a pagamento». Poi i prigionier­i sono stati consegnati agli inquirenti.

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Vigili del fuoco russi nella hall incendiata della Crocus City Hall di Mosca, teatro dell’attentato islamista
Macerie Vigili del fuoco russi nella hall incendiata della Crocus City Hall di Mosca, teatro dell’attentato islamista
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