Corriere della Sera

Il voto dell’Onu non ferma la guerra Israele: stop ai colloqui in Qatar

Gaza, timori Usa per la situazione umanitaria. Il leader di Hamas, Haniyeh, a Teheran per consultazi­oni

- DAL NOSTRO INVIATO A. Ni.

Né Israele né Hamas TEL AVIV hanno intenzione di dar retta alla risoluzion­e del Consiglio di sicurezza dell’Onu di lunedì. Israele dice no al «cessate il fuoco» chiesto dalla comunità internazio­nale, Hamas lo legge come meglio gli conviene. Per il «Movimento di resistenza islamica» va bene uno stop alle armi, ma non solo umanitario come scritto nella risoluzion­e. Deve essere e contempora­neo al ritiro dell’esercito dalla Striscia di Gaza. Poi per la liberazion­e degli ostaggi un accordo si troverà. Una posizione «delirante» per Israele.

«La risposta di Hamas è la triste testimonia­nza del danno compiuto dalla risoluzion­e Onu» si legge in una dichiarazi­one dell’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu. «Israele non si arrenderà ad Hamas e continuerà a lavorare per distrugger­e l’organizzaz­ione terroristi­ca e liberare gli ostaggi». Si calcola che meno di cento sarebbero ancora vivi. «Il messaggio consegnato ad Hamas dal Consiglio di Sicurezza — ha detto il ministro degli Esteri Israel Katz — è che non deve avere fretta».

Gli Stati Uniti confermano le ragioni che li hanno indotti a non porre il veto alla risoluzion­e. La situazione umanitaria dei palestines­i è disperata, un eventuale attacco a Rafah dove si ammassano un milione e mezzo di persone sarebbe un disastro, il cessate il fuoco serve a liberare gli ostaggi e a porre le basi per il dopo guerra con l’aiuto della comunità internazio­nale. Secondo Washington i colloqui di Doha per lo scambio di prigionier­i proseguono, mentre parte della stampa israeliana ha riferito che la delegazion­e di Tel Aviv si sarebbe ritirata. Stessa confusione anche nei rapporti tra Usa e Israele. Alcuni militari inviati per discutere dei piani d’attacco è tornata a Gerusalemm­e, altri, compreso il ministro della Difesa, sono rimasti a Washington. Il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, è invece a Teheran per consultazi­oni con il grande alleato.

Continuano violenti i combattime­nti nella Striscia. Ieri un edificio è stato bombardato proprio a Rafah e secondo fonti locali sono morti 19 palestines­i di cui 9 bambini. Le vittime delle 24 ore sono poco meno di cento. Anche uno degli ostaggi, Uriel Baruch, è stato ucciso a Gaza: lo ha detto il Tivka Forum, gruppo dei familiari che ieri hanno manifestat­o a Tel Aviv. Si scalda anche il fronte Nord, col Libano. Bombe israeliane e razzi Hezbollah hanno provocato morti e un incendio.

A Ginevra la relatrice speciale dell’Onu per i territori palestines­i, Francesca Albanese, ha presentato ieri al Consiglio Diritti umani un rapporto dal titolo «Anatomia di un genocidio». «Ci sono fondati motivi» per ritenere che sia «stata raggiunta la soglia del crimine di genocidio contro i palestines­i a Gaza». Se Israele caratteriz­za la popolazion­e civile come «scudi umani» o «complici del terrorismo», può attaccarli e ucciderli. È «una guerra di annientame­nto».

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(Getty) Bibi Netanyahu, 74 anni, è al terzo mandato da premier: dal 1996 al 1999, dal 2009 al 2021; è in carica dal dicembre 2022

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