Schlein vuole correre, ma il Pd è diviso Decaro e Annunziata candidati al Sud
Partito in subbuglio sui capilista alle Europee. Alfieri: con i civici si dimentica la classe dirigente
Elly Schlein va spedita verso la candidatura alle Europee. L’obiettivo è di presentarsi dovunque al terzo posto, eccezion fatta per la circoscrizione delle Isole, in cui dovrebbe guidare la lista del Pd.
La leader dem forza i tempi... e anche la mano ai suoi dirigenti. Al termine di una lunga segreteria, infatti, le agenzie di stampa battono la notizia, appresa «da fonti dem», che tutti i componenti di quell’organismo hanno chiesto a Schlein di candidarsi. Peccato che a sentire i membri della segreteria non sia andata così. Anzi. La chat dei parlamentari pd ribolle: «Nessuno le ha chiesto niente». E non è solo l’area Bonaccini a ribellarsi a «questa forzatura». Anche la sinistra di Beppe Provenzano, Marco Sarracino e Andrea Orlando insorge.
Ma com’è andata veramente? Nella riunione il responsabile organizzativo Igor Taruffi annuncia che le capolista saranno quasi tutte «civiche», cioè esterne al Pd. E donne. Quindi l’esponente dem aggiunge: «Poi valuteremo la candidatura della segretaria lì dove può servire». E la diretta interessata nella riunione ammette finalmente davanti a tutti: «Sto pensando di candidarmi in tutte le circoscrizioni, ma non in tutte come capolista».
Due esempi. Al Sud lo schema sarà: «Lucia Annunziata, Antonio Decaro, Elly Schlein». Al Nord est, invece: «Annalisa Corrado, Stefano Bonaccini, Elly Schlein». A quel punto nella sala dove si sta svolgendo la riunione cala il gelo. Solo Sandro Ruotolo e il tesoriere Michele Fina appaiono entusiasti. Marina Sereni, che pure di Schlein è una gran supporter, preferisce cucirsi la bocca. Gli altri intervengono, sollevando dubbi e obiezioni. Alessandro Alfieri osserva: «Con i capilista civici e la candidatura della segretaria dovunque rischiamo di non valorizzare la nostra classe dirigente. È quanto meno strano, per esempio, che il presidente del partito finisca secondo in lista. Prima di decidere discutiamo con i territori, confrontiamoci con i segretari regionali». Simili le obiezioni di Provenzano. Anche lui nutre il timore che se il partito, com’è normale che sia, si mobilita per fare avere più voti possibili alla segretaria e alla capolista, gli altri esponenti dem rischiano di essere messi ai margini o di non farcela.
La maggior parte degli intervenuti, in sostanza, dice a Schlein: o ti candidi tu o metti le capolista esterne, non si possono fare le due cose insieme. E Debora Serracchiani incalza: «Continuiamo a confrontarci, non chiudiamo qui la discussione. Peraltro c’è anche il tema delle donne che così rischiano di essere penalizzate». Un caso per tutte, quello di Pina Picierno. Per l’alternanza di genere al Sud sarebbe quinta, dopo Ruotolo. Il Pd rischierebbe così di non rieleggere la vicepresidente uscente dell’europarlamento.
La riunione termina senza che una decisione sia stata presa. E fuori dal Nazareno cominciano gli sfoghi. «Ma siamo sicuri che Bonaccini a questo punto si candidi, accettando di essere trattato in questo modo?», si chiede qualcuno. «Elly vuole farci tutti fuori», si lamenta un altro. L’obiettivo di Schlein è chiaro («e legittimo», dice un fedelissimo) ed è quello di mandare a Strasburgo un gruppo in sintonia con la segreteria. E chi la conosce scommette che riuscirà nell’intento.