Bari, sindaco e governatore verso l’audizione in Antimafia Licenziate due vigilesse
Secondo le indagini avrebbero chiesto aiuto a un clan
L’appuntamento è per oggi alle 14, a Palazzo San Macuto: si riunisce l’Ufficio di Presidenza della Commissione parlamentare antimafia e, come annunciato dalla presidente Chiara Colosimo (FdI), potrebbe decidere di convocare, forse già prima di Pasqua, il sindaco dem di Bari Antonio Decaro («Sono pronto», dice lui) e il governatore della Puglia Michele Emiliano. Il motivo? Ascoltare direttamente da loro la versione sullo strano ricordo del 2004 rievocato sabato dal presidente della Regione: «Un giorno sento bussare alla porta, Decaro entra, bianco come un cencio, e mi dice che uno gli aveva messo una pistola dietro la schiena perché lui stava facendo i sopralluoghi per la ztl di Bari vecchia. Lo presi, in due andammo a casa della sorella di Antonio Capriati, che era il boss di quel quartiere, e andai a dirle che questo ingegnere è assessore mio e deve lavorare perché c’è il pericolo che qui i bambini possano essere investiti dalle macchine. Quindi, se ha bisogno di assistenza, te lo affido...».
Decaro ha già smentito e pure Emiliano («Sono stato frainteso»), ma l’episodio («sconcertante», lo ha definito il viceministro della Giustizia
Francesco Paolo Sisto di Fi) assume rilevanza anche se si considera che lunedì scorso sono arrivati a Bari i tre ispettori della Commissione d’accesso nominata dal Viminale per verificare eventuali infiltrazioni mafiose nell’amministrazione.
«Ma l’accesso non è pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento del Comune» ha precisato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ieri sera nell’informativa al Cdm. Non solo: dopo le polemiche scoppiate, Piantedosi ha ricordato che al Viminale, prima di prendere la decisione, era stata ricevuta una delegazione di parlamentari di centrodestra così come era stato ricevuto il sindaco Decaro al quale nei giorni successivi era stata anche anticipata, «per correttezza», la scelta di avviare l’accesso ispettivo, dopo i 130 arresti scattati a febbraio nell’ambito dell’inchiesta della Dda «Codice interno», che ha visto coinvolti un ex consigliere regionale e sua moglie ex consigliera comunale. Ieri, due vigilesse, che nel 2017 avevano chiesto aiuto a un esponente del clan Parisi per vendicare l’insulto di un automobilista, sono state licenziate.
Gli ispettori mandati dal Viminale hanno già incontrato Decaro, candidato alle Europee ieri da Elly Schlein. La commissione avrà 3 mesi di tempo, prorogabili di altri 3, per presentare la propria relazione al prefetto che poi avrà altri 45 giorni per inviare le conclusioni al ministro. Dunque, non ci dovrebbero essere sorprese prima del voto per il nuovo sindaco (l’8 e il 9 giugno). Ma il «caso Bari» continua ad avvelenare il clima:
Le tempistiche Gli ispettori avranno dai 3 ai 6 mesi per la relazione al prefetto, che avrà altri 45 giorni
«Quella del governo (la commissione inviata a Bari, ndr)è una iniziativa del tutto inappropriata — attacca il leader di Azione, Carlo Calenda —. Decaro è sempre stato impermeabile alle influenze della malavita. È una scelta sconsiderata, tanto quanto le frasi di Emiliano». Pronta la replica di Maurizio Lupi, presidente di Noi Moderati: «Siamo sempre garantisti e contrari ad ogni linciaggio mediatico e proprio per questo invitiamo Emiliano e Decaro a chiarire la propria posizione in sede istituzionale. Una richiesta che dovrebbe essere condivisa anche dalle opposizioni, che sembrano professare i principi della legalità a giorni alterni».