Saman, l’ultimo saluto e le lacrime del fratello «Eri la più coraggiosa»
I fiori della comunità islamica. La sindaca: famiglia disumana
Tutto grigio, come questa giornata di pioggia che si è confusa con le lacrime. Grigia la lapide, grigi i sassolini tutt’attorno. È grigia la stele. Solo lei, Saman, colora quest’angolo con la sua fascia rossa e il suo rossetto, simboli di un tempo in cui le era sembrata possibile una vita libera.
Ore 15 circa. La foto che campeggia sulla lapide del cimitero di Novellara — dove ieri s0no stati celebrati, con rito islamico, i funerali della diciottenne di origine pachistana — è quella che ricordano tutti, quella che diramarono i carabinieri reggiani qualche giorno dopo la scomparsa della ragazza.
Sulle prime la speranza era che si fosse allontanata volontariamente da casa dopo aver litigato con i genitori che le avevano imposto un matrimonio forzato con un cugino più grande di lei di dieci anni.
Ma era andata diversamente: per aver detto no a quelle nozze, Saman — anzi: l’italiangirl, il suo nick su Instagram — era stata uccisa nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021. Ad accompagnarla verso la morte furono il padre Shabbar, in carcere con una condanna all’ergastolo, e la madre Nazia, stessa condanna ma latitante in Pakistan dove fuggì all’indomani del delitto. In prigione, con una pena di 14 anni, è anche lo zio Danish Hasnain.
Fu lui, nel novembre 2022, a indicare dove era stata sepolta, non lontano dal casolare dove dimorava il clan degli Abbas, tutti braccianti. Tra loro anche i due cugini, rimasti a lungo in carcere, assolti nella sentenza del 19 dicembre.
Ora Saman riposa nel camposanto di questo borgo nella
Bassa, circa 13.000 abitanti, che l’accolse nel 2014. Qui lei, appena arrivata dal suo Paese, prese la licenza media, imparando subito l’italiano. Aveva il sogno di proseguire gli studi ma Shabbar glielo impedì, segregandola in casa praticamente sino alla morte.
Ieri mattina, prima delle esequie, la sindaca Elena Carletti, un’insegnante di lingue, dalla scolaresca della «Lelio Orsi» ha ricevuto un regalo per Ali, il fratello di Saman, come lei ex studente in quelle classi. Un dono semplice, una corona con fiori di «carta realizzati da ciascuno di noi per raccontare la vicinanza per la scelta di libertà che ha unito te a tua sorella Saman».
Quando il ragazzo, da poco maggiorenne, ha ricevuto il regalo ha detto alla sindaca di ringraziare quegli studenti, aggiungendo che prima a poi andrà a trovarli. «È stato Ali a decidere ogni particolare di questi funerali — spiega Elena — stabilendo che restasse qui a Novellara, una scelta che ci ha commosso».
Il giovane, accompagnato ieri da alcuni rappresentanti della comunità musulmana di Reggio, ha scritto anche le parole impresse sulla lapide che ricorda Saman, tra le tombe di alcuni bimbi. «Sei stata la sorella più forte e coraggiosa. Mi
La volontà di Ali
Il ragazzino ha voluto che la sorella fosse seppellita a Novellara La sindaca: siamo grati
mancherai ogni giorno, ogni momento, ogni notte». Sopra, la foto di lei. Sotto, una farfalla stilizzata che vola verso l’alto.
In serata, una fiaccolata con 400 persone (tra cui il presidente dell’Unione delle comunità islamiche Yassine Lafram) ha omaggiato l’italiangirl. Mogli e mariti, mamme, nonne con i nipoti, gente arrivata da tutto il Reggiano.
Tutti sotto la pioggia, con in mano un lumino. Ecco Cinzia, da Brescello: «Una storia che mi ha straziato». Paola, da Boretto: «È stata un esempio». Giusi, da Guastalla: «Non dobbiamo dimenticarla». «Solitamente i funerali partono dalla piazza. Ma questa volta — ha detto la sindaca Elena Carletti — è stato il contrario. Dal cimitero abbiamo portato il ricordo di Saman al centro del nostro impegno che ci unisce nella lotta ai femminicidi. Saremo la sua famiglia».
Il corteo si è fermato in piazza dell’Unità d’Italia, sotto una gigantografia di Saman composta dai volti di tante donne.
È la stessa foto della lapide. Sì, tutti se lo ricordano, quel sorriso lieve di Saman, ombreggiato da un rossetto con il colore della libertà.