Corriere della Sera

LA LEZIONE DEL SENEGAL

- di Michele Farina

Il Senegal ha un nuovo presidente, che è il più giovane del continente. Dal carcere al potere nel giro di undici giorni: Diomaye Faye, 44 anni, era tornato libero poco prima del voto del 24 marzo. Soprannomi­nato «signor pulizia», il candidato del partito d’opposizion­e Pastef ha vinto al primo turno le elezioni più incredibil­i mai tenutesi nel Paese dell’Africa occidental­e che, dopo qualche sbandament­o, si è dimostrato un faro di democrazia.

Il rivale Amadou Ba, che l’aveva definito un terrorista, ieri gli ha fatto gli auguri per telefono. Il presidente uscente Macky Sall, che per anni ha tramato contro Pastef facendo incarcerar­e un migliaio di oppositori (leader compresi), si è compliment­ato con il vincitore. A febbraio era stato proprio Sall a decidere il rinvio delle elezioni a dicembre, forse per darsi il tempo di sostituire lo spento Ba con un candidato migliore. Il Parlamento aveva appoggiato la decisione. I senegalesi erano scesi nelle strade, le forze dell’ordine pure. Il Senegal era sul punto di cadere in una spirale di violenza, con rischi di golpe. La democrazia più stabile dell’Africa occidental­e stava per fare la fine di vicini più fragili come Mali, Burkina Faso, Guinea, Niger. E invece nel momento critico il Consiglio Costituzio­nale, una sorta di super Corte Suprema, ha bocciato la mossa di Sall, che a quel punto ha accettato di andare alle urne. E di liberare con un’amnistia i capi di Pastef, guidato dal carismatic­o Ousmane Sonko. Che però, con due discusse condanne a carico, non poteva correre alle elezioni. Ecco perché il suo vice e stratega del partito era diventato il candidato dell’opposizion­e in carcere. Sonko e Faye sono ex ispettori delle tasse che hanno fatto della lotta alla corruzione un cavallo di battaglia. In Europa ora c‘è il timore che l’ex colonia francese possa incrinare rapporti consolidat­i. C’è chi preferisce la stabilità (in qualunque forma) alle incognite del cambiament­o.

Metà dei senegalesi vive sotto la soglia di povertà. E il partito della Pulizia promette riforme. Velleità populiste? Vedremo. Ma intanto milioni di giovani hanno visto riconosciu­to il loro voto in libere elezioni. E gli anticorpi della democrazia hanno funzionato. Quanti Paesi (non solo in Africa) possono vantare un simile stato di salute?

«Il signor pulizia» Dal carcere al potere nel giro di undici giorni: Diomaye Faye, 44 anni, era tornato libero poco prima del voto

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