Corriere della Sera

Mps, lo Stato scende ancora Collocamen­to lampo del 12,5%

Tesoro sotto il 30%, banca più contendibi­le e pronta per un’aggregazio­ne

- di Daniela Polizzi e Andrea Rinaldi

Il governo rompe gli indugi sul Monte dei Paschi di Siena e avvia un’ulteriore vendita di azioni. Sono andate talmente a ruba presso gli investitor­i — 157,5 milioni di titoli, pari al 12,5% di Mps collocati in meno di un’ora — che il Mef ha collocato nell’ambito di una procedura accelerata di raccolta ordini curata dal consorzio di banche costituito da BofA, Citigroup, Jefferies e Mediobanca. Il tesoro incassa 650 milioni, al prezzo di 4,150 euro ad azione, con uno sconto del 2,49% rispetto alla chiusura di ieri. E più basso rispetto a quello del 6% della tranche di novembre. Il Mef ora scende da 39,23% al 26,73% del Monte.

A novembre il Mef, all’epoca azionista con il 64,2% della banca, aveva inizialmen­te avviato la cessione del 20% dell’istituto attraverso un Abb concluso in brevissimo tempo a 2,92 euro per azione. Con una richiesta da parte degli investitor­i pari addirittur­a a cinque volte l’offerta. Un appetito talmente forte, anche in quel caso, che il Mef aveva deciso di alzare al 25% la quota offerta. Avevano comprato azioni poco meno di un centinaio di investitor­i: grandi nomi di fondi italiani ma soprattutt­o stranieri. Da quel giorno il titolo di Siena è salito del 42%.

È un altro passaggio significat­ivo e un segnale al mercato per varie ragioni. Prima di tutto perché ora il Tesoro, pur rimanendo il singolo maggiore azionista di Siena, non possiede più il controllo di diritto dell’istituto mettendo a segno una mossa che rende la banca più contendibi­le e che potrebbe facilitare un’aggregazio­ne con un’altra realtà, che è poi l’obiettivo, più volte dichiarato, del ministro Giancarlo Giorgetti e della premier Giorgia Meloni. In secondo luogo il Mef porta a casa una operazione da incornicia­re: se si sommano i 650 milioni di ieri ai 920 della tranche di novembre si arriva a quegli 1,6 miliardi investiti dal Tesoro a settembre 2022 durante l’aumento da 2,5 miliardi a 2 euro per azione. Fu un’operazione di salvataggi­o e rilancio che in quel momento sembrava impossibil­e.

Il ministero di Giorgetti su quest’ultima cessione porta a casa una plusvalenz­a del 100%. Nel contempo mantiene il 25% di Mps che potrà ulteriorme­nte valorizzar­e. Per ora si impegna a non vendere ulteriori azioni per 90 giorni.

L’operazione di ieri è il risultato di un lavoro di squadra iniziato a febbraio di due anni fa dal Mef e dal team di vertice dell’istituto con la presidente Patrizia Grieco prima e poi con il suo successore Nicola Maione e la chiamata del ceo Luigi Lovaglio che ha varato un piano per riportare la banca sui binari, concentran­dosi sul suo core business. Un percorso culminato con oltre 2 miliardi di utile a fine 2023, il ritorno al dividendo con due anni d’anticipo e dopo 13 di assenza, 300 assunzioni nel 2024 e il ricambio del management. La congiunzio­ne astrale perfetta si è realizzata anche grazie a un anno record per il margine di interesse. La banca ha poi beneficiat­o di 466 milioni di rilasci netti di accantonam­enti, legati al venir meno dei rischi legali, e di un effetto netto positivo delle imposte per 339 milioni, per un totale di 805 milioni. È stato anche il risultato dell’assoluzion­e da parte della Cassazione di Giuseppe Mussari e di Antonio Vigni, e di quella in appello per Alessandro Profumo e Fabrizio Viola.

Tutti elementi che giocano a favore di un’operazione di aggregazio­ne con un’altra banca. In questo scenario lo Stato sarebbe un socio meno ingombrant­e e la sua presenza si potrebbe diluire della metà, o anche più, nel caso si procedesse verso le nozze con una banca di taglia non lontana da quella del Monte.

Secondo Barclays, un matrimonio con Banco Bpm o Bper si potrebbe realizzare in parte in azioni (40%) per non ridurre i loro ratio. Tenuto conto poi che l’eccesso di capitale di Mps è di 3 miliardi e che Siena ha anche Dta attorno alla stessa cifra. Quanto a Unicredit, sempre secondo Barclays l’acquisizio­ne verrebbe fatta in cash e il governo liquidato.

 ?? ??
 ?? ?? Protagonis­ti Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia
(a sinistra) e Luigi Lovaglio, ad di Mps
Protagonis­ti Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia (a sinistra) e Luigi Lovaglio, ad di Mps

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy