Hera: utile a 417 milioni. Già centrati gli obiettivi del 2026
Marginalità e utili in crescita in doppia cifra per il gruppo Hera, che chiude il 2023 superando con tre anni di anticipo i target del precedente Piano strategico al 2026. La multi-utility con sede a Bologna e presente in 265 comuni ha registrato un margine operativo lordo in salita del 15,4% a 1.494,7 milioni grazie soprattutto all’andamento del retail di energia elettrica.
Ai risultati hanno contribuito in particolare le buone performance delle aree energy, dell’area ambiente e del ciclo idrico. Nell’area energia elettrica il Mol è balzato da 71,6 a 309,2 milioni principalmente per le attività di vendita che hanno beneficiato del minor impatto degli oneri di modulazione rispetto al 2022 e dall’importante sviluppo della base clienti.
I clienti elettrici hanno superato quota 1,7 milioni (+19,2%), con la crescita più alta nel mercato libero. Il risultato netto aumenta del 12% a 417 milioni. I ricavi scendono del 25,8% a 14.897,3 milioni per via della riduzione dei prezzi delle commodities energetiche e dei volumi gas (nonché delle minori attività di intermediazione e del clima mite registrato nella prima parte dell’anno).
«Il valore economico distribuito agli stakeholder dei territori nei quali operiamo — ha sottolineato il presidente esecutivo Cristian Fabbri — ha raggiunto i 2,3 miliardi, in crescita del 36 per cento. I risultati del 2023 riconfermano, quindi, la validità della visione strategica del nostro gruppo e costituiscono il primo tassello del piano industriale approvato a gennaio».
La cedola cresce del 12% e arriva a 14 centesimi: per il Comune di Bologna, primo azionista pubblico con l’8,4%, l’incasso dovrebbe aggirarsi attorno ai 17,5 milioni. In base all’ultimo piano, il dividendo raggiungerà i 16 centesimi per azione nel 2027. Salgono del 15% a 815,8 milioni gli investimenti operativi, allocati prevalentemente a impianti, reti e infrastrutture. La regulated asset base (Rab, cioè le attività regolate) è salita di 144 milioni a 3,33 miliardi. Il debito netto è sceso a 3.827,7 milioni. «La normalizzazione dei prezzi energetici — ha aggiunto il ceo Orazio Iacono— ha permesso di ridurre il capitale circolante netto e di e abbassare l’indebitamento finanziario netto del 10%. Il gruppo ha riguadagnato l’usuale flessibilità finanziaria per continuare a cogliere le opportunità di crescita nei mercati di riferimento ancora altamente frammentati».