«Disabilità, età e sogni: quattro miti da sfatare»
Parlando di disabilità, Nicoletta Balbo, docente di sociologia all’Università Bocconi, vuole fare chiarezza partendo dalla definizione: «Non si tratta di una malattia dovuta a una disfunzione fisica ma di un’interazione tra la presenza di un fragilità e l’ambiente circostante in cui la persona con tale disfunzione vive. Ci sono poi quattro miti da sfatare».
E quali sarebbero?
«Innanzitutto i disabili non sono pochi: con circa un miliardo di persone rappresentano la più grande minoranza al mondo (il 15% della popolazione globale). In Italia sono 13 milioni, quasi uno su cinque».
E il secondo falso mito?
«È che la disabilità dipenda dall’invecchiamento. Ci sono 240 milioni di bambini disabili nel mondo, uno su 25 in Italia. A scuola parliamo di un disabile per classe. Il terzo aspetto riguarda, invece, l’effetto moltiplicatore che la disfunzione comporta. Se da una parte la disabilità dipende dalle barriere poste dall’ambiente sociale, dall’altra non è una condizione individuale, poiché le conseguenze coinvolgono tutti, in una sorta di effetto moltiplicatore. I primi ad esserne interessati sono i familiari che vivono la situazione tutti i giorni».
E l’ultimo?
«C’è l’idea che i disabili siano persone tristi senza desideri e sogni. La sociologia ci dice che esiste il paradosso della disabilità: in media i disabili sono più soddisfatti della vita rispetto a persone con le stesse caratteristiche senza disabilità perché le aspettative sono piu basse e facilmente raggiungibili».
Come si può raddrizzare il tiro?
«Il primo passo da fare è eliminare gli stereotipi e i limiti. Solo eliminandoli, adottando nuove regole, si può davvero pensare a una vera integrazione su tanti fronti che possono essere più inclusivi. Si parla di accomodamento ragionevole, andando incontro alla persona a seconda dei bisogni e delle necessità».
Il primo passo è quello di eliminare stereotipi e limiti per pensare a una vera integrazione Si parla di accomodamento ragionevole
Ma cosa si può fare per eliminare questi pregiudizi ? Che ruolo gioca la scuola in questa partita?
«Il sistema scolastico italiano ha una grande capacità di inclusione. I bambini con disabilità vengono inseriti nelle scuole tradizionali. Nell’esposizione diretta alla relazione, si conosce davvero una persona. E quando questo diventa la normalità esiste l’accomodamento ragionevole».