Castellitto: sono libero e alla scuola di cinema ospiterò gli artisti in guerra
«Ho accettato a condizione di poter godere di totale libertà e indipendenza, non mi sono mai apparentato a qualcuno». Al suo primo incontro con la stampa Sergio Castellitto, presidente del Centro sperimentale di cinematografia dall’ottobre scorso, ribadisce ciò che disse all’indomani dell’incarico ricevuto dal ministro della Cultura Sangiuliano: la sua non è una nomina politica. Lo stesso, sottolinea, per i membri del cda: Andrea Minuz, Cristiana Massaro, Mauro Carlo Campiotti e Santino Vincenzo Mannino e «i giganti», Pupi Avati e Giancarlo Giannini. «Siamo un cda militante, nel senso dell’impegno. Non ci interessa il potere ma il governo che deve essere collegiale. Affronto questa esperienza con la stessa attitudine di quando faccio un film».
A via Tuscolana, racconta, «ho trovato tra docenti e direttori artistici tanti amici, da Frigeri scenografo a Francesca Calvelli a Daniele Luchetti». Anche lui intende insegnare, anticipa. Gli studenti — 255 nella sede romana 255, considerando anche Palermo, L’Aquila, Milano e Torino — li ha incontrati all’inizio, in un’assemblea. Ancora no i loro rappresentanti.
«Qui si coltiva talento e si fa slalom tra creatività e obiettivi culturali e burocrazia, il “bosco delle delibere”». Solo un accenno alla precedente governance — «Non sono partito da presunti errori o inadeguatezze del passato» —, una netta sterzata sul progetto del Cinema Fiamma con i fondi del Pnrr («abbiamo scelto di rinunciare»), qualche annuncio: la ristrutturazione dei teatri interni del Csc, tra i restauri a cura della Cineteca quello di Ecce Bombo, l’apertura dal 2025 della sede veneziana sull’Isola di San Servolo, il progetto «Diaspora degli artisti in guerra» dal 19 al 21 giugno. In quanto a lui, precisa: non smetterà di recitare o dirigere. «Io non ho obbligo di frequenza».