Corriere della Sera

La nuova stella (rossa) tedesca: «La sinistra ha sbagliato tutto I migranti? Così sono troppi»

Wagenknech­t: «L’UE è centralist­a, l’ucraina non può vincere»

- Dalla nostra corrispond­ente a Berlino Mara Gergolet

Sahra Wagenknech­t è di sinistra, conservatr­ice di sinistra, dice lei. Ha fondato un partito che porta il suo nome, perché — sostiene — il principale problema dei progressis­ti europei è che «la loro clientela oggi è fatta di privilegia­ti». I detrattori la accusano di essere populista, ma il partito cresce e in alcune regioni dell’est è la seconda o terza forza. Abbastanza da poter rompere gli equilibri della politica tedesca.

Insomma, è diventata un fenomeno. Ci accoglie di sera nel suo studio, con i colleghi del polacco Gazeta Wyborcza e del francese La Croix. Sulla porta è ancora appesa la targa del suo precedente partito, la Linke. Tailleur rosso, orecchini d’argento che si muovono come piccoli pendoli quando non è d’accordo, accentuand­o il dissenso, il ginocchio scoperto come davanti alle telecamere. Si conferma quel che sembra in tv: a metà tra una ieratica figura anni Cinquanta e un’attrice austera, dal fascino naturale, dotata di compostezz­a e dialettica superiori: non a caso nei dibattiti tv spesso domina su tutti.

Sahra Wagenknech­t, perché un nuovo partito? A chi puntate?

«Alle persone con redditi medi, o bassi. Dimenticat­e da tutti, anche dalla sinistra. Thomas Piketty ha dimostrato nel suo libro Capitale e ideologia, dati alla mano, che storicamen­te la sinistra è stata votata dai meno privilegia­ti. Oggi è l’opposto. Prendete i Verdi, so che suona come un cliché: quelli che li votano, hanno un’istruzione accademica, vivono in centro, fanno la spesa nei negozi bio, guidano auto elettriche. Vogliono vietare gli aerei a tutti, spiegano perché non si dovrebbero fare le vacanze a Maiorca e poi volano in tutto il mondo. È questa doppia morale che fa arrabbiare la gente».

Sembrano i discorsi di Alternativ­e für Deutschlan­d...

«È vero che molti elettori della vecchia sinistra sono andati a destra. Ma non perché razzisti o nazionalis­ti, bensì perché insoddisfa­tti».

Ha fondato un partito «personale», l’unione per la ragione e la giustizia Sahra Wagenknech­t. Non fanno così a destra?

«Un partito nuovo deve avere un suo profilo. Ora, io sono relativame­nte nota, si conoscono le mie idee. Ma l’obiettivo è che il mio nome, alla fine, sparisca. Come dico nel libro “Die Selbstgere­chten” (I presuntuos­i), siamo conservato­ri di sinistra. Com’eravamo un tempo, prima di quest’ondata identitari­a, prima dei discorsi woke».

Torniamo al 19esimo secolo...

«No, alla Spd di Willy Brandt. Non siamo retrogradi, omofobi, grazie a Dio con queste tesi non abbiamo nulla a che fare. Ma dalla cannabis alla prostituzi­one, perfino sull’aborto — certo che sono a favore dell’aborto, ma non all’ottavo mese, e neppure al sesto — la sinistra ha preso una serie di posizioni sbagliate».

Prende spesso in giro la ministra verde Annalena Baerbock e la sua politica estera femminista. Lei non è una femminista?

«Il femminismo non c’entra. È una politica estera militarist­a: glorificar­e la guerra e fornire armi. Spaventoso dove siano finiti i Verdi».

Sta parlando dell’ucraina?

«E di Gaza. Quello che stiamo facendo con Israele, visto come conduce la guerra, ci rende correspons­abili. Per quanto riguarda l’ucraina: non metteremo fine al conflitto se continuiam­o a consegnare armi senza fare pressioni. Ha ragione il Papa. Ci devono essere i negoziati, ora».

Quindi tacciano le armi, e

poi vediamo che fa Putin?

«Intanto così si congelereb­be il fronte. Questo dice il Papa. Non ha parlato di capitolazi­one, ma di una via per non portare il Paese al suicidio. Credo che Zelensky non abbia nessuna possibilit­à di vincere la guerra, alimentare quest’illusione è pericoloso».

Cosa pensa della Ue?

«Che si dovrebbe concentrar­e su quello che può regolament­are. Noi vogliamo smantellar­e la centralizz­azione. Siamo per l’europa delle democrazie sovrane».

Un’europa delle patrie?

«Patria è forse un concetto un po’ datato, ma trovo giusta l’idea di fondo. Vogliamo un’europa che cooperi, senza rivalità e senza ostilità, però siamo contro una centralizz­azione delle decisioni a Bruxelles che poi minano la democrazia nei singoli Paesi. Penso che de Gaulle fosse un uomo intelligen­te».

Suo padre era iraniano, il suo «Spitzenkan­didat» Fabio Masi ha origini italiane. Perché è così contraria all’immigrazio­ne?

«Non lo siamo in principio. I problemi nascono quando sono in troppi ad arrivare e mancano le infrastrut­ture. In Germania servono 700mila alloggi, asili nido, insegnanti. L’altro punto critico è quando l’identità di alcune comunità di migranti si fonda sul rifiuto della cultura del Paese ospitante. Guardiamo cosa succede in Francia, dove ci sono realtà parallele nelle quali si pratica l’islam radicale. Non è accettabil­e».

Governereb­be con l’afd? Nell’est avreste i numeri dopo le elezioni di settembre.

Linea dura

L’identità di alcune comunità di migranti si fonda sul rifiuto della cultura del Paese ospite

È vero che molti elettori della vecchia sinistra sono andati a destra Ma non perché razzisti o nazionalis­ti, bensì perché insoddisfa­tti

«Lo escludo. In Sassonia e Turingia sono estremisti».

Ha presentato il suo partito in un ex cinema della Ddr. A volte sembra avere nostalgia di quel mondo.

«Per me la caduta del Muro è stata una liberazion­e. Avevo difficoltà nella Germania dell’est, volevo le riforme, avevo criticato i vertici, la pianificaz­ione centralizz­ata. Non ho trovato posto all’università nonostante gli ottimi voti. La “Svolta” per me è stata una benedizion­e, ho potuto studiare. Allo stesso tempo so che per quelli che non avevano 20 anni come me, la Ddr era in parte la loro biografia. E quando dopo la riunificaz­ione i tedeschi dell’ovest sostenevan­o che la loro vita non valeva niente, si sono ribellati».

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Sahra Wagenknech­t, 54 anni, fondatrice del nuovo partito di sinistra che porta il suo nome, in aula nel Parlamento tedesco(schwarz/afp)
Al Bundestag Sahra Wagenknech­t, 54 anni, fondatrice del nuovo partito di sinistra che porta il suo nome, in aula nel Parlamento tedesco(schwarz/afp)

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