Corriere della Sera

LO STALLO DELL’OLANDA SENZA GOVERNO DA 5 MESI

- Di Irene Soave © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Ci sono i Liberali dell’ex premier Rutte: «con lui mai», poi hanno negoziato turandosi il naso. I centristi, prima viceversa aperti e poi indisponib­ili per «ragioni etiche». I Contadini, con lui da subito: ma hanno pochi seggi. Alla festa di Geert Wilders, vincitore del voto olandese di novembre, non si è presentato quasi nessuno: Wilders, di estrema destra e anti-islam, è stato per anni un paria nella politica, e nemmeno ora che il popolo gli ha dato 37 seggi sui 150 della Camera si è tolto questa aura. Così rinuncerà a guidare il governo, e si abbasserà a far parte di una coalizione di destra con le tre forze di cui sopra, ma a guida altrui. Da 5 mesi l’olanda aspetta il nuovo premier, e non è strano: le coalizioni all’aia, dove un formateur conduce le trattative tra partiti, sono lente. Il Rutte IV si fece aspettare 271 giorni. Ma ora c’è un ingredient­e in più: l’eversivo Wilders non ha credenzial­i oltre ai voti. Il suo partito ha un solo iscritto, lui stesso. E il programma ha così tanti punti incostituz­ionali che gli altri, ai colloqui esplorativ­i, gli han chiesto di giurare fedeltà alla Costituzio­ne. Lo stallo olandese mostra un apparente paradosso delle democrazie: le urne hanno sdoganato Wilders e proprio la democrazia, con i suoi pesi e contrappes­i, lo tiene fuori. Un banco di prova simile si ripeterà, al voto di giugno, in Belgio. Nei sondaggi va fortissimo Vlaams Belang, gli indipenden­tisti fiamminghi, e già gli osservator­i si chiedono con chi potrà unirsi un partito che il Belgio lo vuole spaccare.

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