L’autocritica di Sean Penn: ora so imparare dai miei errori
Per tornare a recitare, Sean Penn ha scelto un film cupo, nei panni di un paramedico che fa il turno di notte a bordo di un’ambulanza con un giovane studente di medicina, Tye Sheridan, nei bassifondi di New York. Asphalt City di Jean-stéphane Sauvaire (titolo internazionale Black Flies) è un viaggio all’inferno per due, con un solo biglietto di ritorno. Esce negli Usa ora e in Italia in autunno (distribuito da Vertice 360). Per la storia di copertina del numero in edicola domani e in edizione digitale,7 ha conversato con l’attore e regista americano, che ha fatto un bilancio della sua vita: «Nelle relazioni personali sono uno che non lascia — confessa —, semmai viene lasciato. Ma sono anche uno con cui è difficile vivere. Ci ho messo tempo per ammettere i miei errori, ma alla fine mi ha portato a commetterne di meno».
Essere autocritici, però, non vuol dire fare sconti a chi ti attacca. Anche in pubblico. Come per l’intervista al narcotrafficante messicano El Chapo («Non l’ho celebrato, non celebro persone come lui»). O per l’amicizia con il caudillo socialista Hugo Chávez: «Era mio amico, lui ha cambiato le cose in meglio in Venezuela. Poi ha fatto delle scelte sulla base della fiducia, e non sulla competenza... e arriva Maduro».
Penn non ha recitato per tanti anni, da Milk di Gus Van Sant, che gli valse un Oscar (il secondo): «Anche se mi arrivavano buone proposte, recitando mi sentivo infelice». A Sauvaire ha detto sì dopo aver visto Johnny Mad Dog. E perché ha trovato nella storia quello che cerca: «Il pubblico non sa mai quando gli si sta mentendo, ma è perfettamente consapevole di quando gli si sta raccontando la verità», spiega, citando poi lo scrittore E. L. Doctorow: «La responsabilità di un artista è comprendere i tempi in cui vive».
A proposito dei tempi che stiamo vivendo, la speranza è che l’ucraina prevalga sull’aggressore russo. «Vincere, come parola, non ha molto senso quando così tante persone muoiono: con tanta distruzione, nessuno vince davvero. Ma credo, con tutto me stesso, che l’ucraina possa dominare questo conflitto. Con il giusto supporto, avrebbero potuto farlo già, e Putin sarebbe già politicamente fregato».
Dopo Asphalt Cit/black Flies ci ha ripreso gusto, recitando con Dakota Johnson in Daddio, di Christy Hall: «Uomo anziano, donna più giovane, sono estranei. Lui è un tassista, la prende sul taxi, il film è il loro tragitto in taxi». In fondo, il cinema è un giro in taxi: «Un’esperienza che facciamo con degli sconosciuti in sala, che poi non sono più sconosciuti come prima».