I boicottaggi negli atenei Il governo: scelte sbagliate
Bernini e le decisioni anti Israele: ogni forma di esclusione ribalta il principio di neutralità scientifica
ROMA «Radicalmente sbagliata ogni forma di esclusione o boicottaggio, estranea alla tradizione e alla cultura dei nostri Atenei, da sempre ispirati all’apertura e all’inclusività»: la ministra dell’università e della Ricerca Anna Maria Bernini è categorica dopo la scelta della Scuola Normale Superiore di Pisa di approvare, in Senato accademico, una mozione che chiede al ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale di riconsiderare il bando scientifico 2024 emesso il 21 novembre 2023 in attuazione dell’«accordo di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica Italia-israele». Ai suoi occhi, come a quelli di molti altri osservatori critici, «la richiesta di boicottare le istituzioni accademiche israeliane mira a ribaltare il principio di neutralità culturale e scientifica, trascinando le Università sul campo di battaglia a fianco di una delle parti». Secondo Bernini, «cosi facendo si rinuncia a un potente strumento di ricerca della pace: la diplomazia scientifica. La capacità, cioè, di creare canali di dialogo attraverso progetti di ricerca con l’obiettivo di produrre risultati condivisi per il bene comune».
Del resto era questa la strada che la ministra aveva intrapreso la scorsa settimana, convocando gli 85 rettori della Crui e delegandone quattro a stilare le linee guida per affrontare in maniera compatta i tentativi di boicottaggio. Il pool di rettori — formato da Tiziana Lippiello (Ca’ Foscari, Venezia), Tomaso Montanari (Stranieri, Siena), Roberto Tottoli (Orientale, Napoli), Francesco Bonini (Lumsa, Roma) — è pronto a presentare alla rettrice a capo della Conferenza dei rettori, Giovanna Iannantuoni, il documento che sintetizza le buone pratiche da adottare. Ma nessuno si aspettava che, dopo Torino, anche la Normale di Pisa potesse fare una scelta che andava incontro alle richieste dei collettivi.
Per quanto molti accademici ridimensionino il peso della decisione della Normale — sottolineando che nella mozione si chiede semplicemente al ministero degli Esteri di chiarire lo scopo militare o civile dei progetti del bando — è chiaro che si tratta di una richiesta ben diversa, ad esempio, dalla mozione assunta dall’università di Modena qualche giorno fa, dove il Senato invitava «la comunità accademica a lavorare costantemente per la promozione di una cultura di pace». E infatti sul caso di Pisa la polemica è esplosa. E il timore soffuso tra i rettori è che la sintonia dichiarata tra gli atenei, necessaria per affrontare l’onda d’urto delle richieste di boicottaggio, possa spezzarsi: «Ogni Università è autonoma, la Crui è una comunità, non un’azienda», spiega Bonini, che si augura comunque che il documento finale possa aiutare a trovare la sintesi.
Del resto la stessa ministra sottolinea che «è giusto che gli atenei si interroghino su quanto accade nel mondo, soprattutto di fronte a eventi che scuotono le anime e le coscienze». E anche che «è naturale che la comunità accademica dibatta partendo da tesi e idee opposte, sempre nel rispetto e nell’ascolto reciproco». Ma aggiunge, infastidita: «Non è sostenibile, invece, coinvolgere le Università nella logica del conflitto». Gli atenei, su questo punto, continuano
Il dibattito
La comunità accademica dibatta, ma non si coinvolgano gli atenei nella logica del conflitto
Anna Maria Bernini
La mobilitazione
Da Torino a Bari, dal 3 al 10 nelle università ci sarà una settimana di mobilitazione
ad essere un fronte caldo. Subito dopo Pasqua, dal 3 al 10 aprile, da Torino a Bari, passando per Roma, Genova, Firenze, Bologna, Napoli e Reggio Calabria, sarà una settimana di mobilitazione. Dopo l’appello lanciato da oltre duemila tra docenti e ricercatori con la richiesta di interrompere i rapporti di collaborazione scientifica tra le Università italiane e i centri di ricerca israeliani su prodotti utilizzabili anche in campo militare, per il 9 aprile è stata indetta una giornata di sciopero del personale tecnico amministrativo bibliotecario e del personale docente delle Università aderente all’usb. E il 16 aprile Fgc e Collettivi si sono dati appuntamento a Roma, in occasione della riunione del Senato accademico della Sapienza, per una giornata di protesta: sperano di indurre l’ateneo a chiuderei ai progetti con Israele.