La battaglia alla Normale Lo sconcerto e la contrarietà degli «Amici» della Scuola Il rettore difende l’autonomia
Ambrosio (che si è astenuto): riconsiderare il bando non significa boicottarlo
ROMA «Sconcerto» e «contrarietà», perché «istituzioni universitarie come la Normale devono, nel rispetto delle opinioni dei singoli, preoccuparsi di valorizzare sempre la scienza, la cultura e l’arte come elementi di dialogo e di raccordo universale». Con queste le parole l’associazione degli Amici della Scuola Normale Superiore di Pisa ha preso ieri le distanze dalla mozione approvata martedì scorso dal senato accademico del prestigioso ateneo pisano, in cui si chiedeva al ministero degli Esteri di «riconsiderare» il bando di collaborazione scientifica tra Italia e Israele di quest’anno. Una decisione inattesa quella dell’ateneo e una iniziativa straordinaria quella dell’associazione degli Amici della Normale, che di solito non interviene ma questa volta — spiegano — «è una questione di principio».
Il comunicato, che l’associazione chiede al direttore della Normale Luigi Ambrosio di far pervenire al senato accademico, è scritto su carta intestata ma non è firmato: è il frutto di una rapida e informale consultazione tra i membri del direttivo dell’ente che ha come soci Intesa Sanpaolo, Allianz, Banca d’italia, Fondazione Pisa, Mediobanca e Unicredit e come missione quella di sviluppare «un collegamento permanente tra il mondo economico e la Normale, oltre a realizzare interventi di interesse della Scuola», a partire dalla raccolta fondi e dall’erogazione di aiuti e borse di studio.
Nel direttivo — guidato da Salvatore Rossi, ex direttore generale di Bankitalia ora presidente di Telecom — ci sono Giuliano Amato, il capo delle comunicazioni esterne di Banca Intesa Stefano Lucchini, e l’ex amministratore delegato di Intesa Enrico Cucchiani, l’ex vicepresidente della Regione Toscana Monica Barni, l’assessora all’università, Alessandra Nardini, professori come Alessandro Schiesaro e Alberto Quadrio Curzio e altri ancora. E anche il direttore della Scuola Normale Luigi Ambrosio.
Toccherà a lui trasmettere la presa di distanza dell’associazione ai 18 membri del Senato accademico, lui che, nonostante le parole di stima personale degli Amici della Normale, si vede nei fatti bocciare quella lunghissima, tesa e serrata trattativa che martedì scorso aveva portato a smontare sei delle sette richieste degli studenti, a partire da quella di interrompere i rapporti con la vicina Sant’anna, altro ateneo di eccellenza di Pisa, perché a sua volta ha collaborazioni di ricerca con università israeliane, a quella di esporre la bandiera palestinese sulla facciata di Piazza dei Cavalieri. Persino la richiesta degli studenti di chiedere al ministero degli Esteri di «ritirare» del tutto il bando di ricerca Italia-israele era stata riformulata in un più generico «riconsiderare il bando».
Con questa mediazione il Senato aveva approvato la mozione finale, con l’astensione — racconta chi c’era — dello stesso Ambrosio, che ora replica agli Amici della Normale: «Ho massimo rispetto delle considerazioni emerse in seno all’associazione degli Amici della Normale in merito alla mozione approvata a larga maggioranza dal Senato accademico, così come ho rispetto del Senato accademico, massimo organo di governo della scuola che ne esprime la collegialità. Posso solo ricordare che il termine “riconsiderare” riferito al bando non significa boicottarlo».
Ambrosio ha spiegato a chi lo ha sentito in questi giorni la necessità di tenere insieme tutta la comunità accademica e studentesca in un ateneo che, tra l’altro, non ha collaborazioni o accordi con atenei israeliani. Ha raccontato di quanto ha pesato la mano dura della polizia alle manifestazioni del mese scorso, e rivendicato che la mozione degli studenti in cui si chiedeva il boicottaggio di Israele è stata bocciata a larga maggioranza.
La mozione della Normale ha invece motivazioni «vergognose e ridicole», secondo Marco Carrai, l’imprenditore renziano che è console onorario di Israele in Toscana e Emilia-romagna, perché sotto «falso pacifismo prende le parti di chi invita all’odio. Seguendo il teorema che le tecnologie possono essere usate per la guerra, sulle mura della Normale gronda il sangue dei morti di Nagasaki e Hiroshima: eminente allievo della scuola, che se ne vanta nel sito, è stato Enrico Fermi».
Il legame
L’ente ha tra i soci Bankitalia e assicura «il collegamento con il mondo economico»