Corriere della Sera

Zelensky spinge per i missili Atacms «Senza aiuti dovremo arretrare»

Il presidente: ci servono per fermare i raid dalla Crimea. Rimossi tre consiglier­i

- L. Cr.

KIEV Giorno dopo giorno l’ucraina assiste al metodico assalto alle proprie infrastrut­ture energetich­e. Il Cremlino mira a demolire le centrali elettriche per paralizzar­e la vita e bloccare le attività delle industrie militari, che stanno facendo il massimo sforzo per produrre droni e munizioni in grado di contenere gli attacchi e colpire le raffinerie del nemico. Secondo i portavoce ieri la Russia ha sparato 12 droni e 4 missili, che hanno causato un paio di vittime civili; i danni più gravi si registrano a Mykolaiv e a Kherson. Nelle ultime 24 ore Mosca avrebbe tirato 40 missili, 98 razzi e droni di vario tipo ed effettuato 75 raid aerei.

Per il momento l’energia viene deviata verso le aziende più importanti per la difesa nazionale, mentre larghi settori della popolazion­e, specie nelle zone di Kharkiv e Odessa, hanno l’energia elettrica razionata. Ma l’allarme per garantire armi e munizioni alle unità di difesa antiaerea è in crescita costante. Lo ha ribadito anche il presidente Zelensky in un’intervista al Washington Post, dove è tornato a ripetere che l’aiuto militare americano resta «vitale, altrimenti non potremo che arretrare». «Ci servono i missili Atacms per colpire gli aeroporti in Crimea, da dove i russi sparano i missili contro le nostre centrali, le scuole, le case, il gas». In risposta alla richiesta Usa di limitare gli attacchi alle raffinerie e centrali elettriche russe, Zelensky ha spiegato che per quelli vengono utilizzati droni ucraini e che il suo Paese si vede costretto a creare i propri meccanismi di deterrenza con l’obiettivo di spingere i russi a bloccare i raid. Quanto alla mancanza cronica di munizioni, il presidente ha ammesso che i suoi soldati devono adattarsi al fatto di avere a disposizio­ne soltanto «2.000 proiettili al giorno quando ne servirebbe­ro almeno 8.000». Ma ha anche aggiunto che, dopo la perdita di Avdiivka nel Donbass a metà di febbraio, gli ucraini sono riusciti a stabilizza­re le linee evitando ulteriori ritirate. Il punto adesso è preparare nuove controffen­sive prima che i russi riprendono l’iniziativa.

Senza dubbio non sono tempi facili per Zelensky. Lo dimostra la nuova ondata di licenziame­nti e cambi di ruoli tra i suoi massimi collaborat­ori. Dopo il licenziame­nto a inizio febbraio del capo delle forze armate, Valeryi Zaluzhny, e martedì quello del segretario del Consiglio per la sicurezza e difesa Nazionale, Oleksii Danilov, il presidente ha ieri rimosso tre consiglier­i e due importanti collaborat­ori. Ci sono stati cambiament­i alla guida dei servizi d’informazio­ne e nei posti chiave dell’esercito. Gli osservator­i notano che la maggioranz­a degli ucraini re

Gli allarmi

La Nato: Putin non prepara attacchi ai Paesi dell’alleanza, ma bisogna essere pronti

sta contraria a elezioni in questo periodo di emergenza nazionale, ma l’accentrame­nto verticisti­co imposto dal presidente è accolto con crescente scetticism­o.

Un poco più rassicuran­ti le parole che arrivano dal tenente ammiraglio Rob Bauer, presidente del Comitato Militare della Nato, che parlando dalla Lettonia ha spiegato che non c’è alcuna prova per affermare che Mosca starebbe preparando attacchi contro i Paesi dell’alleanza, sebbene si debba tenere sempre alta l’attenzione. Dalla Russia intanto arrivano le immagini di oltre 130 ambasciato­ri che depongono fiori sul luogo del massacro alla periferia di Mosca la settimana scorsa. Tra loro anche i rappresent­anti europei e americano. La Tass rivela per la prima volta che oltre ai 144 morti dichiarati vi sarebbero 551 feriti, di cui molti gravi.

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