Corriere della Sera

Migliaia in piazza contro Bibi Il nodo della leva per i religiosi

Cortei in tutte le città. Netanyahu deve smantellar­e i privilegi per gli ultraortod­ossi

- DAL NOSTRO INVIATO Andrea Nicastro

Cortei in tutte le città di Israele con i più imponenti a Tel Aviv. Migliaia di persone hanno bloccato la tangenzial­e, si sono scontrati con la polizia, hanno puntato su Cesarea dove abita il primo ministro Benjamin Netanyahu. Tutti a chiedere le sue dimissioni. É stata la giornata contro il governo più partecipat­a dal 7 ottobre.

Einav Zangauker, la madre di uno degli ostaggi nella Striscia di Gaza, ha detto che «oggi inizia una nuova fase della nostra giusta battaglia, da questo momento ogni sforzo deve andare per la rimozione di Netanyahu dal potere».

Venerdì la polizia aveva messo in guardia contro gli assembrame­nti e i blocchi stradali che avrebbero portato a un «imminente rischio per la vita umana». Una minaccia in piena regola che però non è bastata. La «piazza degli ostaggi» dove culminano in genere queste proteste a Tel Aviv era strapiena nonostante la polizia abbia usato granate assordanti e cannoni ad acqua per cercare di disperdere la folla.

Yasmin Porat il 7 ottobre è riuscita a scappare sia ai terroristi di Hamas sia ai bombardame­nti dello stesso esercito israeliano sul suo kibbutz. Ieri ha preso la parola al microfono del piccolo palco organizzat­o in piazza. «Cosa pensa questo governo che ha le mani sporche di sangue del mio compagno e di migliaia di altre vite? Che prendere 134 bare da Gaza sia una vittoria? Solo quando l’ultimo ostaggio sarà qui, lo Stato di Israele potrà risorgere. Questa è la lotta più importante della storia del Paese».

«C’è una persona che non rispetta gli ostaggi, non rispetta le Forze armate, non rispetta il presidente degli Stati Uniti d’america, che si scontra con tutto il mondo. Cosa bisogna fare con lui?», ha chiesto alla folla un celebre ex diplomatic­o, Alon Pinkas, riferendos­i al premier Netanyahu. «L’unica soluzione sono le elezioni» anticipate.

Assediato da sinistra e dalle famiglie degli ostaggi in piazza, Netanyahu ha almeno altri due fronti interni da risolvere. I suoi guai giudiziari per corruzione, i cui processi riprendere­bbero appena terminato il mandato di governo, e il servizio militare per i giovani studiosi della Torah. In settimana, la Corte Suprema ha bollato come anticostit­uzionale l’esenzione della leva per gli studenti delle scuole religiose e ha chiesto al governo il taglio dei sussidi loro destinati. Netanyahu ha tempo sino a lunedì per smantellar­e quel che i giudici hanno definito «un sistema di privilegi che discrimina gli israeliani laici rispetto a quelli ultraortod­ossi». Più di 500 soldati israeliani sono stati uccisi in questa guerra mentre gli yeshivas continuava­no a pregare.

Partiti ultraortod­ossi sorreggono la maggioranz­a di Netanyahu, in piazza c’era chi sperava fossero proprio loro a far cadere il governo. Non sarà semplice. Influenti rabbini si sono già pronunciat­i per evitare la crisi di governo anche a costo di affrontare il taglio dei sussidi e le denunce per i renitenti alla leva.

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