Corriere della Sera

«Ha risposto subito, l’ho molto apprezzato»

Il papà dell’insegnante in cella a Budapest: alcune istituzion­i hanno il giusto senso di urgenza

- R.P.

MILANO Il padre di Ilaria Salis, Roberto, non esclude che alla figlia possano essere concessi gli arresti domiciliar­i in Ungheria anche prima della prossima udienza. «Abbiamo presentato ricorso e ora la decisione sui domiciliar­i passa ai giudici di secondo grado, magari ci potrebbe essere qualche opportunit­à anche prima del 24 maggio», ha dichiarato a Rainews24. «Credo che debba essere intrapresa un’azione con un piglio diverso da parte dell’esecutivo», ha aggiunto Salis, «la separazion­e dei poteri in Ungheria è una barzellett­a: se il governo italiano premerà in modo adeguato può esserci un ripensamen­to». La donna è in carcere a Budapest da oltre 13 mesi, con l’accusa di aver aggredito tre militanti di estrema destra, procurando loro lesioni aggravate «potenzialm­ente letali»: i fatti sarebbero stati commessi nella capitale ungherese il 10 febbraio 2023 contro due «hammerskin», in occasione delle manifestaz­ioni necolpito onaziste del «Giorno dell’onore». Il padre di Salis ha definito «un passo verso la giusta direzione» la scelta della Corte d’appello di Milano di respingere la richiesta di estradizio­ne in Ungheria per Gabriele Marchesi, il giovane accusato dai magistrati di Budapest degli stessi reati di Ilaria, sottolinea­ndo il rischio di una detenzione che non rispetti i diritti inviolabil­i della persona.

Commentand­o la telefonata ricevuta dal presidente della Repubblica, Salis si è detto «molto felice»: «Non mi aspettavo una risposta così rapida. Noto che su casi così gravi alcune istituzion­i hanno il giusto senso di urgenza, mi ha un rappresent­ante delle istituzion­i capace di essere empatico con i cittadini, l’ho molto apprezzato». La chiamata è arrivata all’indomani della lettera inviata al Quirinale dopo che giovedì scorso il tribunale di Budapest aveva negato i domiciliar­i.

Quando l’insegnante italiana era stata riportata in tribunale con le catene, il suo avvocato aveva invocato più incisività nell’azione politica e diplomatic­a del governo italiano: «La premier Meloni dovrebbe intervenir­e direttamen­te con Orbán, non si può più far finta di niente».

L’azione

«Credo che debba essere intrapresa un’azione con un piglio diverso dall’esecutivo»

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