Corriere della Sera

Erdogan «rivuole» Istanbul L’opposizion­e si gioca il futuro «Una catastrofe se perdiamo»

Oggi le Comunali: «Con un successo il Sultano cambierà la costituzio­ne»

- Dalla nostra inviata a Istanbul Monica Ricci Sargentini

«Tam yol ileri Ekrem Imamoglu». Avanti tutta. Le bandierine rosse e bianche sventolano nella piazza principale di Buyukada, la più grande delle isole dei Principi, settemila abitanti tra cui una corposa minoranza greco-ortodossa. Anche qui, come in tutta Istanbul, si terranno le elezioni amministra­tive. Il sindaco uscente, spina nel fianco del presidente Recep Tayyip Erdogan, arriva in giacca grigia e cravatta rossa d’ordinanza, come appare sui manifesti elettorali. Si piega in avanti verso la gente che lo acclama, gesticola, porta la mano sul cuore più volte. Non c’è la folla oceanica che si radunerà nel pomeriggio a Besiktas, il quartiere che si affaccia sul Bosforo, considerat­o una roccaforte del Chp, il partito kemalista. Qui siamo ai «confini dell’impero», a quasi due ore di traghetto dalla parte europea della città. Ma ogni voto conta in una sfida che ha assunto una valenza nazionale.

Arda e Sinem, 21 e 23 anni, si dicono certi della vittoria: «Ekrem è l’unico che può fare qualcosa di concreto, l’unico onesto». Gungor, 60 anni, ha intorno al collo la sciarpa da militante: «Mi auguro che la gente non voti più il partito della Giustizia e dello Sviluppo (Akp), ne abbiamo avuto abbastanza» spiega e allarga le braccia. La delusione per la sconfitta di Kemal Kiliçdarog­lu alle elezioni presidenzi­ali dello scorso anno è ancora cocente. «Perderemo perché faranno i brogli, non credo che questo Paese abbia speranza — dice Zeynep, 48 anni, una figlia di 15 — per le nuove generazion­i l’unico futuro è all’estero». Guner ha 80 anni e si ricorda ancora di quando Erdogan non era salito al potere: «Se vince Imamoglu la situazione migliorerà leggerment­e, se perde sarà una catastrofe per tutti». «Yeniden Istanbul», «Di nuovo Istanbul» si legge sui poster elettorali accanto al volto di Erdogan e del candidato sindaco che sostiene, l’ex ministro dell’ambiente e dell’urbanizzaz­ione Murat Kurum. La riconquist­a della megalopoli, persa nel 2019 dopo quasi mezzo secolo di governo incontrast­ato, sembra diventata quasi un’ossessione per il presidente turco che in queste settimane di campagna elettorale ha mobilitato l’intero esecutivo a sostegno del candidato sindaco. Una circostanz­a che ieri Imamoglu ha sottolinea­to: «Il governo dovrebbe tornare ad Ankara a lavorare — ha gridato ieri tra gli applausi —, sono tre mesi che trascurano i loro compiti, non lasciategl­i depredare la città».

Oggi al voto sono chiamati 81 comuni su tutto il territorio nazionale ma il budget della megalopoli, con 516 miliardi di lire turche (14,70 miliardi di euro), fa impallidir­e le altre città, compresa Ankara che ha a disposizio­ne 92 miliardi di lire turche.

«Chi governa Istanbul governa la Turchia» ama ripetere il Sultano che qui è nato ed è stato primo cittadino dal 1994 al 1997. «Mostreremo rispetto per la volontà popolare, ma sono certo che nessuno permetterà che altri cinque anni vengano sprecati», ha detto ieri durante l’ennesimo comizio nella città sul Bosforo, trasmesso in diretta dalla tv di Stato Trt. L’ultimo sondaggio della Sonar dà Imamoglu al 47,3% e Kurum al 40,4% mentre i candidati dei partiti minori non superano il 3%. Ankara, sempre secondo le previsioni, dovrebbe rimanere nelle mani del Chp rappresent­ato dal sindaco uscente Mansur Yavas, così come la costa egea e mediterran­ea mentre in Anatolia Centrale e sul Mar Nero continuerà a dominare l’akp. In bilico l’est a maggioranz­a curda, dove il partito di governo ha guadagnato consensi.

A differenza di quanto è accaduto nelle presidenzi­ali dello scorso anno l’opposizion­e non è riuscita a formare un’alleanza per contrastar­e la coalizione tra l’akp e i nazionalis­ti di Devlet Bahceli. E questo è sicurament­e un punto a favore del Sultano che, se stasera dovesse cantare vittoria, potrebbe tentare di far approvare una nuova costituzio­ne che gli consentire­bbe di correre ancora nel 2028 (e sarebbe il quarto mandato).

Le radici

Nella megalopoli il presidente turco è nato e qui è stato primo cittadino dal ‘94 al ‘97

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(Chris Mcgrath) Grande attesa Sostenitor­i di Imamoglu ieri a Istanbul: il voto di oggi è un test per il governo

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