Corriere della Sera

«Riaprite il caso su Ciccio e Tore Guardo le loro foto, li penso già grandi»

Gravina, la mamma: voglio la verità

- Nicolò Delvecchio

«In casa ho ancora delle foto di Ciccio e Tore, sono in bella vista nel salotto. Quando le vedo sembra mi sorridano, come se volessero ringraziar­mi per quello che stiamo facendo». Rosa Carlucci è la mamma di Francesco e Salvatore Pappalardi, i fratellini di 14 e 12 anni scomparsi da Gravina in Puglia (Bari) la sera del 5 giugno 2006, poi ritrovati senza vita nella cisterna di un rudere — la «Casa delle cento stanze» — nel febbraio 2008. Venerdì, insieme all’avvocato Giovanni Ladisi e al consulente Rocco Silletti, Rosa è andata in Procura a Bari per depositare l’istanza di riapertura delle indagini sul caso della morte dei suoi figli. L’unico indagato fu l’ex marito, Filippo Pappalardi, scagionato dopo aver trascorso quattro mesi in carcere con l’accusa di duplice omicidio e occultamen­to di cadavere.

Signora Carlucci, le altre istanze non sono andate a buon fine. Cosa potrebbe cambiare ora?

«Abbiamo raccolto elementi che ci fanno ben sperare. Sulla base dei nostri accertamen­ti riteniamo che fossero in quel rudere tra le 23.30 e mezzanotte, e non alle 20 come sostenuto nelle indagini di allora. Ma non sarebbero mai rimasti in giro fino a tardi, e soprattutt­o non lo avrebbero fatto da soli. Poi c’è quella boccetta di tranquilla­nte trovata accanto ai loro corpi, ignorata negli anni passati ma riconducib­ile a contesti vicini alla loro quotidiani­tà. Furono costretti ad andare lì da qualcuno che li vide cadere e non chiamò i soccorsi, ne siamo convinti».

L’istanza l’avete preparata per oltre un anno, cosa ha provato nel rivivere quei giorni del 2006?

«Rabbia. Perché leggendo le carte è evidente come in tanti sapessero cosa fosse successo, ma nessuno ha mai detto nulla per evitare guai. Se i soccorsi fossero stati chiamati subito, almeno Salvatore si sarebbe potuto salvare. Come è successo nel 2008 a “Michelino”». Il 25 febbraio di quell’anno il 12enne Michele Dinardo cadde esattament­e in quel punto mentre giocava con alcuni amici. I soccorsi, chiamati in tempo, permisero il ritrovamen­to dei corpi dei fratelli Pappalardi.

Cosa l’ha spinta ad andare avanti ancora adesso, nonostante le grandi difficoltà?

«La voglia di giustizia, anche se dai tribunali abbiamo avuto sempre cattive notizie. Il risarcimen­to chiesto in sede civile ci è stato negato per due volte, e anche nel penale non è andata bene. Ma non posso arrendermi».

Ciccio e Tore avevano 14 e 12 anni quando sono scomparsi. Ha mai pensato a come sarebbero diventati da grandi?

«Certo. Salvatore era un grande appassiona­to di storia, sin da quando mio padre, reduce della Seconda guerra mondiale, gli raccontava della sua esperienza in Russia. Aveva ottimi voti e penso avrebbe fatto l’insegnante. Francesco, invece, spesso aiutava il padre in un’officina. Alle superiori avrebbe fatto il perito meccanico, era già deciso»

Nella cisterna

I fratellini furono trovati morti nel 2008. Il giallo del tranquilla­nte vicino ai cadaveri

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Da sinistra, Salvatore e Francesco Pappalardi, i fratelli di 14 e 12 anni spariti il 5 giugno 2006 e ritrovati, morti, nel febbraio 2008
(Ansa) Fratelli Da sinistra, Salvatore e Francesco Pappalardi, i fratelli di 14 e 12 anni spariti il 5 giugno 2006 e ritrovati, morti, nel febbraio 2008

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