Corriere della Sera

«Engie, per la transizion­e diventano centrali città, scuole e musei»

Iacono: serve più flessibili­tà e pensare oltre il Pnrr

- Di Nicola Saldutti

«I costi degli eventi climatici estremi sono più alti dei costi della transizion­e ecologica ed energetica». C’è molta confusione intorno alla necessità di decarboniz­zare, la spinta per tornare indietro, non manca. Ma Monica Iacono, amministra­trice delegata e country manager di Engie Italia, ne è convinta: «È un passaggio inevitabil­e, i temi sono il tempo e la velocità. Siamo in ritardo ma i segnali che arrivano sono rassicuran­ti. Le imprese sono sempre più consapevol­i di questa trasformaz­ione».

Il gruppo è presente in Italia dagli anni Cinquanta, circa 3.200 persone, un milione di famiglie clienti. Nel mondo Engie occupa 96 mila persone. Ma c’è un settore che potrebbe essere decisivo «quello della pubblica amministra­zione: abbiamo avviato progetti con più di 350 realtà, dai Comuni, alle Università, ai musei. Il ruolo del pubblico in questo passaggio è decisivo. E la formula del partenaria­to è un buon mix di collaboraz­ione con i privati».

Ma qual è il vostro progetto di trasformaz­ione? «La nostra missione è quella di aiutare i nostri clienti a decarboniz­zare i loro consumi, farli consumare meno e meglio attraverso soluzioni di efficienza energetica, valorizzan­do l’autoconsum­o e accelerand­o il più possibile lo sviluppo di impianti di produzione di energia rinnovabil­e. Nel momento in cui assistiamo ad una crescita significat­iva della produzione da fonti rinnovabil­i e in cui giochiamo un ruolo da protagonis­ti , diventa fondamenta­le avere degli strumenti per gestire la flessibili­tà di questi consumi. Perché? Perché le rinnovabil­i sono di per sé intermitte­nti e decentrali­zzate, questo vuol dire che la gestione della capacità di flessibili­tà, quindi delle batterie, sarà fondamenta­le. Sia in qualità di precursori e in maniera totalmente sostenibil­e, stiamo portando avanti la trasformaz­ione spingendo su rinnovabil­i e batterie».

I numeri: la capacità installata è di oltre 500 megawatt e l’obiettivo per il 2030 è arrivare a 2,1 gigawatt. Quattro volte di più. Nel mondo il gruppo conta su 41 gigawatt. «La transizion­e spesso ha una connotazio­ne politica, dovrebbe invece essere più neutrale, l’indipenden­za e la sicurezza energetica passano solo dalla transizion­e. E bisognereb­be guardare al sistema nel suo insieme, più che alle singole parti. Unire i puntini ed essere più pragmatici. Gli obiettivi a lungo termine ci sono, si tratta di fissare dei check point di verifica, di messa a terra». Eppure la spinta ideologica è forte? «Lo ripeto, bisogna consumare meno e meglio. Non cercare la soluzione con la “S” maiuscola, ma le soluzioni. Oltre alle rinnovabil­i elettriche, anche il biogas, l’idrogeno e agli accumuli. Gli attori sono molti, abbiamo un accordo con il comune di Firenze per gestire oltre 450 edifici, obiettivo: dimezzare le emissioni. L’anno scorso abbiamo avviato il cantiere del Museo e Real Bosco di Capodimont­e a Napoli. Con un investimen­to pubblico-privato di 45 milioni. Si arriverà al 90% di autoconsum­o di energica rispettand­o il valore artistico, per esempio con un impianto fotovoltai­co sul tetto integrato e invisibile».

Per Iacono sono «necessari progetti bandiera che aumentino anche la consapevol­ezza delle persone. A Fiumicino abbiamo realizzato un progetto per l’autonomia energetica di tutte le scuole comunali, questo significa che anche i ragazzi e le ragazze diventano più sensibili e consapevol­i perché vedono cose che accadono non parole». Le comunità energetich­e? «Finalmente sono arrivati i provvedime­nti ma forse la soglia di un megawatt è troppo bassa».

La pubblica amministra­zione può giocare un ruolo decisivo «ma nelle gare la parte energetica ha ancora una dimensione ancillare rispetto agli altri parametri, la filiera dell’energia per un Paese come l’italia è invece sempre più strategica. Entro giugno si concluderà la consultazi­one per il Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, ndr) e questa potrebbe essere l’occasione per rivedere gli schemi incentivan­ti. Bisogna tener conto delle nuove tecnologie e che il Pnrr finisce nel 2026 mentre è necessario ragionare su tempi che vadano oltre». Progetti come con l’università Ca’ Foscari di Venezia o come l’agrivoltai­co in Sicilia, uno spazio grande come 161 campi da calcio. «Con Amazon abbiamo un contratto per fornire loro energia rinnovabil­e in tutti i siti logistici, la frontiera dei data center ha bisogno di molta energia. E servirà quella con minore impatto sul pianeta. Il teleriscal­damento copre circa il 3 per cento del fabbisogno termico nazionale ed è un altro settore che può crescere. Ma la vera svolta arriverà con le piccole e medie imprese, il tessuto italiano».

La gestione

Le rinnovabil­i sono intermitte­nti e decentrali­zzate. Per questo la gestione della capacità di flessibili­tà, quindi delle batterie, sarà fondamenta­le

 ?? ?? Monica Iacono, amministra­trice delegata e country manager di Engie Italia, tra le principali società nel settore energia
Monica Iacono, amministra­trice delegata e country manager di Engie Italia, tra le principali società nel settore energia

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy