Cliniche veterinarie, Charme in lizza per il 100% di Animalia
Oltre 60 veterinari italiani cercano una nuova casa. Sono i soci della Animalia, nata nel 2019 a Lissone, in Brianza, con la prima clinica veterinaria, e arrivata oggi a contare una trentina di centri in tutta Italia, numeri che ne fanno il primo gruppo nella cura e nel benessere degli animali di casa. Ora la società, arrivata a 140-150 milioni di ricavi e a un ebitda di circa 15 milioni, si è affidata a Rothschild che in qualità di advisor affianca i veterinari nella selezione dell’investitore che accompagni l’azienda nella nuova fase di crescita.
Subito dopo Pasqua è atteso il deposito delle offerte vincolanti per rilevare il 100% di Animalia, dopo la selezione di una rosa di interlocutori che continueranno la fase due della gara. Una competizione che ha visto in campo da dicembre una quindicina di fondi di private equity. La short list vedrebbe in pole position nomi come Charme, la piattaforma di investimenti promossa nel 2003 da Luca e da Matteo di Montezemolo, i fondi londinesi Stirling Square e Three Hills, la belga Rivean Capital e l’americana Oaktree.
Dalla prossima settimana i candidati si confronteranno sulle valutazioni proposte, nell’ambito di una stima complessiva della società che, secondo fonti di mercato, potrebbe aggirarsi attorno ai 150-200 milioni. L’obiettivo dell’operazione è trovare un partner disponibile a sostenere la crescita dell’azienda fondata da Antonino Santalucia, Giorgio Romani e Giulio Renoldi e che vuole espandersi ancora acquistando altre cliniche in un mercato, quello degli animali domestici, che continua a espandersi. Animalia è nata per mettere a fattore comune servizi come amministrazione e gestione della società ma anche per accelerare gli investimenti in tecnologia e sostenibilità e, non ultimo, attrarre talenti.
L’intuizione imprenditoriale scoccata prima del Covid era giusta: con la clausura forzata dei lockdown, l’adozione di animali ha conosciuto un boom mai sperimentato prima. Oggi si stima infatti che il 53% degli italiani tra i 18 e i 65 anni abbia un animale domestico in casa. E prendersene cura ha stimolato un nuovo business: secondo l’ufficio studi Coop la «pet economy» in Italia l’anno scorso valeva circa 6,8 miliardi di euro all’anno, una cifra così composta: cibo (4,3 miliardi di euro), visite veterinarie (1,3 miliardi) e altre spese (1,1 miliardi).