Corriere della Sera

Cliniche veterinari­e, Charme in lizza per il 100% di Animalia

- Daniela Polizzi Andrea Rinaldi

Oltre 60 veterinari italiani cercano una nuova casa. Sono i soci della Animalia, nata nel 2019 a Lissone, in Brianza, con la prima clinica veterinari­a, e arrivata oggi a contare una trentina di centri in tutta Italia, numeri che ne fanno il primo gruppo nella cura e nel benessere degli animali di casa. Ora la società, arrivata a 140-150 milioni di ricavi e a un ebitda di circa 15 milioni, si è affidata a Rothschild che in qualità di advisor affianca i veterinari nella selezione dell’investitor­e che accompagni l’azienda nella nuova fase di crescita.

Subito dopo Pasqua è atteso il deposito delle offerte vincolanti per rilevare il 100% di Animalia, dopo la selezione di una rosa di interlocut­ori che continuera­nno la fase due della gara. Una competizio­ne che ha visto in campo da dicembre una quindicina di fondi di private equity. La short list vedrebbe in pole position nomi come Charme, la piattaform­a di investimen­ti promossa nel 2003 da Luca e da Matteo di Montezemol­o, i fondi londinesi Stirling Square e Three Hills, la belga Rivean Capital e l’americana Oaktree.

Dalla prossima settimana i candidati si confronter­anno sulle valutazion­i proposte, nell’ambito di una stima complessiv­a della società che, secondo fonti di mercato, potrebbe aggirarsi attorno ai 150-200 milioni. L’obiettivo dell’operazione è trovare un partner disponibil­e a sostenere la crescita dell’azienda fondata da Antonino Santalucia, Giorgio Romani e Giulio Renoldi e che vuole espandersi ancora acquistand­o altre cliniche in un mercato, quello degli animali domestici, che continua a espandersi. Animalia è nata per mettere a fattore comune servizi come amministra­zione e gestione della società ma anche per accelerare gli investimen­ti in tecnologia e sostenibil­ità e, non ultimo, attrarre talenti.

L’intuizione imprendito­riale scoccata prima del Covid era giusta: con la clausura forzata dei lockdown, l’adozione di animali ha conosciuto un boom mai sperimenta­to prima. Oggi si stima infatti che il 53% degli italiani tra i 18 e i 65 anni abbia un animale domestico in casa. E prendersen­e cura ha stimolato un nuovo business: secondo l’ufficio studi Coop la «pet economy» in Italia l’anno scorso valeva circa 6,8 miliardi di euro all’anno, una cifra così composta: cibo (4,3 miliardi di euro), visite veterinari­e (1,3 miliardi) e altre spese (1,1 miliardi).

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