Corriere della Sera

Missione Sinner Vuole tutto: Miami e n. 2

L’azzurro favorito per la conquista del Master 1000 con cui scavalcher­ebbe Alcaraz Stasera affronta in finale il bulgaro Dimitrov, bello e possibile A 22 anni Jannik prova ad arrivare dove nessun italiano si è mai spinto

- Di Gaia Piccardi

L’evoluzione della specie. Il ragazzo italiano che studia da Djoker e il giovane uomo bulgaro rallentato dal peso dei paragoni con Federer stasera provano a chiamare Miami casa. È un Master 1000, per entrambi vale oro: Jannik Sinner a 22 anni salirebbe al n. 2 del ranking scavalcand­o Alcaraz, Grigor Dimitrov da domani rientra nei top 10 (n. 9) dopo sei anni, gli siamo tutti grati perché riporta nell’attico del tennis il rovescio a una mano; non è solo una questione di stile ma di rispetto della storia.

È la finale che nessuno si aspettava, però la velocità del campo appoggiato nello stadio dei Dolphins (Nfl), l’umidità della Florida e una certa stanchezza diffusa dopo tre mesi vissuti a cento all’ora in quattro continenti hanno fatto prigionier­i. La grande differenza tra sé e gli altri l’ha scavata Sinner, che ha ricevuto i compliment­i anche di Serena Williams («Avrei voluto il tuo dritto!»), ex del bel Grigor, 13 degli ultimi 15 match contro i top 10 conquistat­i (11 degli ultimi 13 con i top 5), 17ª finale in carriera (16 sul cemento), 4ª in un Master 1000 (3ª a Miami in quattro anni), terza in una stagione che gli ha già riservato la prelibatez­za dell’australian Open, 21 successi e una sola sconfitta (con Alcaraz a Indian Wells). Jannik gioca in un campionato a parte che ha spinto Sasha Zverev, eliminato in semifinale dal bulgaro con lo stesso letale mix di estetica e sostanza riservato a Ercolino nei quarti, a dire: «Se continua così, Sinner non solo diventerà numero uno ma lo sarà per il prossimo decennio». Il più forte di tutti trova il più in forma degli altri, insomma, il tombeur che a quasi 33 anni alle femmine è tornato a preferire il tennis e si sta regalando un tempo supplement­are (quest’anno titolo a Brisbane, finale a Marsiglia, 20 successi e 4 sconfitte) leggero, senza più patemi d’animo da predestina­to in carriera. Esperienza junior fulminante (Wimbledon e Us Open nel 2008), genitori pallavolis­ti (il padre argento a Mosca ‘80), conquiste eccellenti (le Atp Finals 2017 a Londra, ma anche la collega Maria Sharapova e la cantante Nicole Scherzinge­r), animo buono (durante il Covid donò i respirator­i all’ospedale di Haskovo, sua città natale), ogni sera prima di addormenta­rsi scrive le tre cose della giornata per cui provare gratitudin­e. Allenato da Jamie Delgado, il marine inglese che issò Murray sul trono della classifica, proprio come Sir Andy Grigor è un sopravviss­uto della generazion­e dei Big Three. Ha straperso con Djokovic (12 kappaò), Nadal (14) e Federer (7) però ha battuto tutti almeno una volta, e non si lamenta: «Ho attraversa­to l’era degli Immortali, mi considero un privilegia­to. E adesso affronto Sinner, il più forte del tennis attuale. Mi piacciono le partite in cui posso mettermi alla prova: non ho proprio niente da perdere».

L’ultima volta che ha incrociato Dimitrov, Jannik era riverso con la testa dentro un secchio della spazzatura: vomitava. Pechino, l’anno scorso, quarti di finale. Un malessere passeggero, che non aveva impedito a Jannik di spuntarla al terzo set (2-1 i confronti diretti). «Lui ha un talento fisico straordina­rio ed è in un periodo di grande forma — è l’analisi del barone rosso —. Sa stare a fondo, venire a rete, rallentare con il back, accelerare in top. Sa fare tutto». Verissimo. La completezz­a dell’arcobaleno di Dimitrov, portato in giro per i courts con stile da maestro, è nota nel circuito. Però, fino all’altro ieri, è stata anche il paradigma della bellezza effimera, che sfiorisce sotto il piombo della concretezz­a altrui. È difficile immaginare come il bulgaro, che per aprire le ali ha bisogno di appoggiars­i sulla palla, possa reggere il peso dei colpi da fondocampo di Jannik, che si è allenato a raccoglier­e da terra lo slice con O’connell e ha smontato pezzo a pezzo le velleità di Medvedev in semifinale, usando come architrave un servizio che a Miami, fin qui, gli ha consentito di tenere la battuta per 50 game su 53 (94,3%). «Io ci provo, sennò avrò altre occasioni» la filosofia sinneriana. La solita normalità, elevata ad eccezione.

Confronto di stili Sopravviss­uto ai Big Three, il bulgaro vive una seconda carriera. Eleganza sfida sostanza

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 ?? (Ipp, Lapresse) ?? Occhi al cielo Jannik Sinner, 22 anni, impegnato a servire a Miami. Il n. 3 italiano in Florida contro Dimitrov insegue il terzo titolo stagionale dopo Australian Open e Atp 500 di Rotterdam. Gli varrebbe il n. 2 del ranking
(Ipp, Lapresse) Occhi al cielo Jannik Sinner, 22 anni, impegnato a servire a Miami. Il n. 3 italiano in Florida contro Dimitrov insegue il terzo titolo stagionale dopo Australian Open e Atp 500 di Rotterdam. Gli varrebbe il n. 2 del ranking

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