Corriere della Sera

Steatosi epatica, una condizione che riguarda tanti: sono in arrivo anche in Italia dei farmaci efficaci?

Soffro di steatoepat­ite e ho letto che sono state messe a punto delle nuove terapie: è davvero così? Quando arriverann­o in Italia?

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La steatosi epatica è molto comune: interessa oltre il 25% della popolazion­e generale e oltre il 55% dei soggetti diabetici e/o obesi. Questa condizione predispone a un’infiammazi­one cronica del fegato (steatoepat­ite; Nash, non-alcoholic steatohepa­titis, o Mash, metabolic dysfunctio­n-associated steatohepa­titis), che con il tempo può determinar­e la comparsa di fibrosi epatica e, specialmen­te nei pazienti affetti da diabete, cirrosi.

Fino a oggi, l’unica terapia che si è dimostrata efficace nel bloccare o quantomeno rallentare - la progressio­ne di queste condizioni è stata il calo ponderale, al quale deve essere associato il controllo del fattore di rischio di malattia (per esempio diabete o dislipidem­ia).

Nessuna terapia farmacolog­ica si è dimostrata utile nel trattament­o della steatoepat­ite, né ha mostrato benefici in termini di regression­e della fibrosi epatica. Gli unici farmaci con un potenziale terapeutic­o sono gli agonisti di GLP-1 (come liraglutid­e o semaglutid­e), che possono essere utilizzati per il trattament­o del diabete e - off-label - dell’obesità. Inducono perdita di peso e hanno pertanto un effetto indiretto sul fegato. Tuttavia non rientrano tra le terapie approvate contro la steatoepat­ite e gli studi sono ancora in corso.

A marzo la Food and Drug Administra­tion - Agenzia regolatric­e americana - ha autorizzat­o resmetirom, il primo farmaco anti-nash, in grado di determinar­e sia un migliorame­nto dell’infiammazi­one (steatoepat­ite), che della fibrosi epatica. Questo effetto non è mediato dal calo ponderale e il farmaco sembrerebb­e essere in grado di agire sull’epatopatia indipenden­temente dalle variazioni di peso. Verrà somministr­ato per bocca, a due diversi dosaggi (80 mg e 100 mg) in base al peso corporeo. Il suo utilizzo non è risultato associato a effetti collateral­i rilevanti. Si prevede che possa entrare in commercio - dapprima negli Stati Uniti - tra qualche mese; per l’arrivo in Italia serviranno probabilme­nte un paio di anni.

Nel frattempo gli studi con resmetirom proseguono, con l’obiettivo di valutare se questa terapia potrà offrire dei benefici anche in merito alla storia naturale dell’epatopatia (per esempio riducendo le complicanz­e epatiche e la mortalità fegato-correlata). Una volta che anche questi dati saranno disponibil­i si capirà l’effettivo potenziale terapeutic­o di questa nuova terapia, il cui utilizzo, nel frattempo, sarà riservato ai soli pazienti che non hanno ancora sviluppato cirrosi.

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Roberta D’ambrosio Responsabi­le Ambulatori Gastroente­rologia ed Epatologia, Osp. Maggiore Policlinic­o, Milano

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