Abusi di potere e veleni coniugali Magyar, l’ex alleato, fa tremare Orbán
In decine di migliaia in piazza a Budapest
Quando a ribellarsi sono gli ex fedelissimi, allora anche gli uomini forti devono cominciare a preoccuparsi. Tanto più se gli ammutinati, invece della congiura di palazzo, scelgono la strada e la rivolta dal basso.
Viktor Orbán ha un problema. Dopo due decenni al vertice dell’ungheria, che ha trasformato in una «democrazia illiberale», il tribuno magiaro deve fare i conti con una sfida dagli esiti imprevedibili. A renderla plasticamente nella sua gravità, sono le decine di migliaia di persone che ieri hanno risposto all’appello del suo antico alleato, Peter Magyar, manifestando al grido di «non abbiamo paura» e «Orbán dimettiti». Dettaglio significativo: i colori dominanti tra la folla erano il rosso-bianco-verde della bandiera ungherese, gli stessi che da sempre il tribuno magiaro usa come simboli della sua narrazione ultranazionalista. «Questi sono i colori dell’ungheria, non del governo», era scritto su uno striscione.
È bastato poco più di un mese, perché Magyar da boiardo di Stato decidesse di lanciarsi nell’arena politica, diventando il primo oppositore di Orbán. È successo in febbraio, quando la sua ex moglie, Judit Varga, era stata costretta a dimettersi da ministra della Giustizia, insieme con la presidente della Repubblica, Katalin Novak, per il perdono concesso al direttore pedofilo di un orfanotrofio di Bicske, il villaggio dove Orbán è cresciuto. In realtà, era stato proprio il premier a pretendere la grazia dalla presidente e dalla ministra, salvo poi sbarazzarsene brutalmente come capro espiatorio. Varga, una delle figure più popolari di Fidesz, avrebbe dovuto guidare il partito di Orbán alle elezioni europee.
A quel punto Magyar ha rotto gli argini, accusando il primo ministro di «nascondersi dietro le gonnelle delle donne» e promettendo vendetta. Che puntualmente è arrivata: martedì scorso, dopo settimane di attacchi online a Orbán e al suo sistema di corruzione, visti da milioni di persone, ha reso nota la registrazione di una conversazione tra l’ex moglie e il capo di gabinetto di Orbán , Antal Rogan, in cui Varga lo accusa di coprire un grave caso di corruzione contro un suo viceministro, poi dimessosi. Magyar ha consegnato il nastro e una corposa documentazione alla Procura di Budapest.
Nel frattempo, ha mobilitato la piazza: già il 15 marzo migliaia di persone avevano sfilato per le strade della capitale. Ma ieri la risposta è stata oltre ogni previsione. Magyar non nasconde ormai di voler fondare un nuovo partito politico. Si descrive come centrista, anticorruzione, deciso a ricomporre l’attuale lacerazione della società ungherese.
Judit Varga tuttavia non ha gradito la metamorfosi in capopopolo dell’ex coniuge, dal quale ha avuto tre figli, ora in affidamento condiviso. In una dichiarazione diffusa sui social media l’ex ministra si è detta «sconvolta dalla decisione di Magyar di rendere nota la conversazione e lo ha anche accusato di violenza domestica al tempo in cui vivevano insieme, un’accusa respinta dall’ex marito.