Corriere della Sera

Lei regole ed Europa, lui pragmatism­o e quartieri I mondi lontani di Schlein ed Emiliano

Il caso pugliese pesa su un rapporto già complicato

- Di Tommaso Labate

ROMA Interrogat­o in privato, lui dice di lei che «Elly mi è anche simpatica» e che «in condizioni normali ci si lavora anche bene», nella dialettica spesso muscolare tra periferia e centro, tra Regione e partito, soprattutt­o quando non ci sono inchieste giudiziari­e o elezioni europee di mezzo. Lei ha spinto sull’accelerato­re di una controffen­siva politica contro di lui ma verosimilm­ente non si spingerà oltre, nell’attesa che il vertice di maggioranz­a in programma a Bari martedì mattina sbrogli la matassa sul futuro assetto della giunta regionale.

Lui e lei sono Michele Emiliano ed Elly Schlein. Siamo sull’asse Bari-roma ma, se fosse possibile aggiungere una spruzzata di tradizione napoletana a questa storia, ecco che si trasformer­ebbero nello standard tipico della gloriosa sceneggiat­a — «Isso, essa e ‘o malamente» — con ruoli da distribuir­e a scelta visto che tra i due c’è anche Giuseppe Conte, che con la cancellazi­one senza preavviso delle primarie baresi e l’uscita dei Cinquestel­le dalla giunta Emiliano ha acceso la miccia di uno scontro senza fine, dove si capisce chi non sta con chi ma non è chiaro il contrario, cioè chi è amico di chi.

Amici, Emiliano e Schlein, non lo sono senz’altro. Non foss’altro perché, riguardand­o le statistich­e del clamoroso sorpasso della sfidante ai danni di Stefano Bonaccini alle primarie dell’anno scorso, si scopre che Bari e la Puglia — col governator­e schierato dalla parte dell’omologo dell’emilia-romagna — erano andate in controtend­enza rispetto al resto del panorama nazionale, e Schlein aveva perso anche nei gazebo. Ma nemici nemmeno, anche perché dalle parti del governator­e pugliese si segnala che molte delle persone vicine a Emiliano sono finite dritte dritte nel circolo ristretto della segretaria, da Francesco Boccia a Titti De Simone, passando per la vicepresid­ente del partito Loredana Capone.

In comune hanno poco, pochissimo. Non l’anagrafe, visto che nel 1985 lei veniva al mondo e lui già superava il concorso in magistratu­ra; non la cifra stilistica, visto che lei ama l’armonia di colori mentre lui è inchiodato alla praticità della combo giacca&jeans; non la sfera d’interessi, visto che lei è imbevuta della cultura europea delle regole mescolate al fair play mentre per lui, come ha dimostrato di recente con la storiella con Decaro a Bari vecchia, vale il pragmatism­o di Deng, «non è importante il colore del gatto, l’importante è che mangi il topo». Insomma, fossero due mezzi di locomozion­e, l’una si definirebb­e un monopattin­o elettrico a impatto zero, silenzioso e non inquinante; l’altro, magari, un vecchio diesel di quelli che magari fa rumore e un pochino inquina ma a piedi non ti lascia mai.

Li avvicina, semmai, Bologna, che Emiliano ha conosciuto da bambino perché i genitori si erano trasferiti a vivere lì per cinque anni e che Schlein ha scoperto dopo averla eletta città dei suoi studi universita­ri. E forse anche quella scarsa simpatia (decisament­e ricambiata) che entrambi ripongono in figure come Vincenzo De Luca, il governator­e della Campania, senza che questo li abbia spinti nel perimetro del «nemico del mio nemico», che prima o poi è destinato a diventare un amico.

Convivono nello stesso partito, questo sì. Che Emiliano ha contributo a fondare, anche se mantenendo una sua posizione eterodossa rispetto a quello che capitava a Roma, a prescinder­e dal segretario di turno (è stato il primo esponente del Pd di un certo spessore a teorizzare la necessità dell’accordo coi Cinquestel­le, anno 2013, mentre Pier

Il «nemico» comune Li avvicina la scarsa simpatia (ricambiata) che entrambi hanno per De Luca

Luigi Bersani veniva infilzato dallo streaming dei soci della compagnia di Beppe Grillo); e che Schlein ha conosciuto direttamen­te dalla sala macchine, visto che s’è tesserata un secondo prima di guidarlo. Il dialogo tra loro non è semplice e non lo sarà. Forse l’arrivo del martedì porterà un po’ di sereno o forse no. Continuano a sentirsi al telefono anche se, una volta chiuso l’apparecchi­o, verosimilm­ente l’uno diffida dall’altra e viceversa. E mai dimenticar­e che, in questa storia, tra isso ed essa c’è sempre ‘o malamente. Che non semplifica mai. Anzi.

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