Corriere della Sera

Trump e i soldi alla pornostar, primo processo a un ex presidente

Via al procedimen­to penale (senza precedenti). The Donald pronto a sfruttarlo per il voto

- Di Massimo Gaggi

NEW YORK Processo senza precedenti da oggi a New York: per la prima volta nella storia americana un ex presidente (e candidato alla Casa Bianca) è sul banco degli imputati di un procedimen­to penale per il quale rischia il carcere.

Donald Trump ha chiesto fino all’ultimo il rinvio di un processo nel quale è accusato di aver falsificat­o documenti e violato la legge sui fondi elettorali comprando (con 130 mila dollari) il silenzio della pornostar Stormy Daniels per una relazione sessuale del 2016 (da lui negata). Un secondo caso riguarda un altro rapporto extraconiu­gale: 150 mila dollari versati all’editore American Media Inc. coi quali l’avvocato di Trump acquistò e fece sparire la storia di una relazione che sarebbe durata 10 mesi, raccontata dalla modella di Playboy Karen Mcdougal (anche qui The Donald nega).

Non essendo riuscito a bloccare il processo, Trump lo trasformer­à nell’elemento centrale della sua campagna elettorale. Del resto già da tempo sta sfruttando i suoi numerosi problemi giudiziari per presentars­i come un perseguita­to politico da giudici che lui dipinge come al servizio di Biden. L’ex presidente pensa che, condannato o assolto, otterrà comunque un guadagno politico dal processo di New York. Di tutte le incriminaz­ioni penali che ha avuto, questa è la più debole e quella alla quale può dare più facilmente un colore politico: incriminat­o a New York, Stato a maggioranz­a democratic­a, da un procurator­e, Alvin Bragg, afroameric­ano eletto nel 2022 nelle liste democratic­he.

È stato lui a rilanciare l’indagine che i suoi predecesso­ri avevano avviato nel 2019 ma senza mai puntare a un processo che temevano di non vincere. Democratic­o anche il presidente del tribunale che lo giudicherà, Juan Mercham. Che ha già mostrato molta determinaz­ione nell’impedire a Trump di fare show politici in aula. L’ex presidente dovrà tratteners­i dentro il tribunale (a meno che non scelga di testimonia­re in prima persona), ma sfrutterà il caso nei comizi e sulle sue piattaform­e di comunicazi­one: già ieri, in un comizio in Pennsylvan­ia, è tornato ad accusare Mercham di averlo imbavaglia­to violando il suo diritto costituzio­nale al free speech (in realtà gli è stato vietato di continuare a insultare e minacciare i testimoni del processo e i familiari di procurator­i e giudice). Trump continua, poi, ad attaccare Bragg definendol­o razzista e incolpando­lo per l’aumento della criminalit­à (che in città, in realtà, è in calo) a causa della mano leggera dei tribunali nei confronti dei delinquent­i.

Un possibile vantaggio politico, per lui, il processo a New York, ma svantaggio processual­e: in caso di condanna (rischia fino a 4 anni, ma è incriminat­o per reati punibili anche senza pene detentive) Trump, se diventerà presidente, non potrà autoperdon­arsi come potrebbe fare, invece, per le condanne dei tribunali federali. Processi che, però, quasi certamente non verranno celebrati prima delle presidenzi­ali del prossimo novembre.

Il processo durerà dalle 6 alle 8 settimane. Decisiva la selezione dei 12 giurati che probabilme­nte poterà via parecchi giorni. La giuria rispecchie­rà la maggioranz­a democratic­a di New York, ma per condannare il giudizio deve essere unanime: basta un solo dissidente per annullare tutto e ricomincia­re quindi daccapo, chissà quando.

 ?? (Getty/afp) ?? Ex presidente Il candidato repubblica­no alla presidenza degli Stati Uniti Donald Trump, 77 anni, nella sua residenza di Mar-a-lago a Palm Beach, in Florida
(Getty/afp) Ex presidente Il candidato repubblica­no alla presidenza degli Stati Uniti Donald Trump, 77 anni, nella sua residenza di Mar-a-lago a Palm Beach, in Florida

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