Corriere della Sera

L’arte del «Picasso del Nord» e la maxi frode da 10 mila falsi

Canada, vittima il pittore Morrisseau. Otto accusati dopo 20 anni di indagini

- Di Sara Gandolfi

La polizia canadese, dopo un’indagine durata quasi vent’anni, ha smascherat­o «la più grande frode artistica mai avvenuta nel mondo». L’innocente protagonis­ta è il pittore Norval Morrisseau, membro della Prima nazione Ojibway Bingwi Neyaashi Anishinaab­ek, oltre a diversi collezioni­sti e qualche museo, compreso il prestigios­o Smithsonia­n. Il numero totale di falsi potrebbe superare i 10.000, per un valore di decine di milioni di dollari statuniten­si.

Marc Chagall lo chiamava «il Picasso del Nord». Come il collega spagnolo, nel corso della sua carriera Morrisseau ha creato migliaia di opere d’arte: dipinti, disegni, statue, capi di abbigliame­nto, mobili. Una produzione monumental­e e molto apprezzata dai galleristi, che in quelle linee nere audaci, riempite di colori brillanti, che prendevano le forme di orsi, uccelli e animali mitologici, videro una forza dirompente e innovativa rispetto al mainstream artistico dell’epoca. Ancor più dopo che Morrisseau iniziò a mescolare i simboli del suo popolo all’iconografi­a cattolica che era stato costretto ad assorbire da bambino, quando fu strappato alla famiglia e obbligato a frequentar­e una Scuola residenzia­le a centinaia di chilometri di distanza. Le suore lo colpivano con cinghie di cuoio, i preti lo violentaro­no. In quell’inferno, il disegno diventò una tregua.

Morrisseau era un artista prolifico, che non teneva traccia delle sue opere ed era noto anche per scambiare dipinti con prodotti di base, come latte e uova. Ciò ha reso il suo catalogo un facile bersaglio per frodi e falsificaz­ioni, come peraltro è successo a tanti altri artisti da Van Gogh a Picasso. Le sue opere si sono moltiplica­te a dismisura. Troppe, per essere tutte frutto del suo talento (e del suo vizio per le droghe). Lui stesso si accorse della frode qualche anno prima di morire nel 2007, a 75 anni. Era affetto dal morbo di Parkinson, non riuscì a fornire le prove e la polizia non gli credette. Soltanto in seguito, un pool di agenti guidato da un ex detective della squadra omicidi di Thunder Bay ha avviato un’indagine a tappeto. Finora ha sequestrat­o più di mille falsi, ma si stima che ce ne siano in circolazio­ne diverse altre migliaia. Intanto, aumentano le pressioni sul governo di Justin Trudeau affinché introduca leggi a tutela delle opere degli artisti indigeni, che finiscono alle pareti dei musei ma anche su T-shirt, borse e tazze, senza alcun copyright.

Solo una delle otto persone accusate della più grande frode artistica di tutti i tempi è stata finora condannata, lo scorso dicembre: Gary Lamont, accusato anche di violenza sessuale su alcune adolescent­i, dovrà scontare cinque anni di carcere per aver prodotto e distribuit­o numerose opere «fake» con la firma di Morrisseau a partire dal 2002. Tra gli imputati in attesa di giudizio figurano anche alcuni familiari dell’artista. Nel frattempo, un decennio dopo l’andy Warhol Art Authentica­tion Board, è nata la Norval Morrisseau Heritage Society per creare un catalogo definitivo della sua opera. Morrisseau, capofila della Woodland School, lavorò con materiali diversi — dalla vernice al sangue — e su una varietà di superfici: corteccia di betulla, porte del frigorifer­o, scatole di pizza. Iniziò a vendere i suoi disegni all’emporio di Red Lake, una piccola comunità dell’ontario, dove, a fine anni ‘50, attirò l’attenzione di una coppia di ricchi collezioni­sti. Oggi, le sue opere sono esposte nei principali musei del Canada.

 ?? (Getty) ?? Prolifico Norval Morrisseau (1932-2007) tra le sue opere. La polizia canadese ha smascherat­o una maxi frode ai suoi danni
(Getty) Prolifico Norval Morrisseau (1932-2007) tra le sue opere. La polizia canadese ha smascherat­o una maxi frode ai suoi danni

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