Corriere della Sera

Un’ingenuità che il numero 2 deve evitare (non accadrà mai più)

- di Marco Imarisio (Ipp, Ansa)

Non è questione di farsi sempre riconoscer­e, intesi come italiani che non sanno perdere. E non si tratta neppure di andare dietro ai social, che un attimo dopo il fattaccio già strillavan­o di vergogna, furto arbitrale, Sinner derubato.

Ma rimane il fatto che nella nostra lunga carriera di spettatori, poche volte ci è capitato di vedere un match così segnato da un singolo episodio. A futura memoria, vale dunque la pena di ricordare come l’errore sia stato fatto da tre persone. Il più grave è quello del giudice di linea. Poi c’è l’arbitro Aurelie Tourte. Infine, Jannik Sinner. Perché anche lui ha sbagliato. Gli è mancata la presenza di spirito per fermare il gioco davanti a una palla che per primo aveva giudicato correttame­nte, ovvero fuori. Nella concitazio­ne del momento, nel flusso di una partita che ormai viaggiava verso di lui a grandi passi, ha inconsciam­ente scelto di non fermarsi. È un meccanismo mentale che chiunque abbia giocato a tennis conosce. Se le cose mi stanno andando bene, se ho preso il controllo degli scambi, non voglio interruzio­ni del gioco, non del’intervento dell’occhio di falco, Federer era noto per confondere la realtà con la sua aspettativ­a, senza azzeccare mai una chiamata. Dall’anno prossimo, la tecnologia verrà introdotta anche sul rosso, ma il problema è destinato a riproporsi sotto mutate spoglie. Se sulle altre superfici il margine di errore è di 2-3 millimetri, sulla terra battuta è più ampio, a causa delle sua natura mutevole. E nel circuito non mancano certo le personalit­à capaci di mettersi a litigare con una macchina.

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