Corriere della Sera

L’ex Cia Petraeus: «Reazione scontata Ma nessuno vuole una escalation»

- Dalla nostra corrispond­ente Viviana Mazza

NEW YORK David Petraeus, il generale americano che ha guidato le forze alleate in Iraq e in Afghanista­n e diretto la Cia, parlando alla Cnn la mattina dopo l’attacco iraniano, ha detto che Israele deve rispondere militarmen­te e che gli Stati Uniti cercherann­o di limitare la portata di questa risposta. Ne abbiamo parlato con lui ieri.

Generale, perché crede che Israele debba rispondere militarmen­te?

«Penso che la leadership israeliana valuterà che — anche se le difese aeree, dai droni e dai missili (con l’aiuto degli Stati Uniti, del Regno Unito e di altri Paesi) sono state quasi del tutto impeccabil­i — deve rispondere al primo attacco mai perpetrato contro Israele dal territorio iraniano».

Quale potrebbe essere lo scenario peggiore, nel caso di una escalation da parte dell’iran?

«Be’, l’iran certamente ha la capacità di lanciare anche un numero più ampio di droni e di missili contro Israele. Tuttavia, non penso che vogliano una ulteriore escalation della situazione, né vogliono che gli altri vedano che Israele è in grado di difendersi contro gli attacchi. Sono già probabilme­nte destinati a rizialment­e cevere una qualche risposta israeliana, come pure ulteriori sanzioni da parte delle nazioni del G7, che ridurranno la quantità di petrolio che possono esportare, e potenposso­no aspettarsi un rafforzame­nto dell’opposizion­e all’iran in varie forme nella regione».

Se ci fosse un altro attacco contro Israele (una risposta alla risposta israeliana di cui stiamo parlando) oppure una guerra totale, la coalizione creata dagli Stati Uniti per assistere lo Stato ebraico potrebbe replicare la performanc­e militare che abbiamo visto sabato sera?

«Tendo a pensare di sì, specialmen­te se il Congresso americano approva questa settimana l’assistenza aggiuntiva per la sicurezza (considero probabile che accada) e se gli Stati Uniti mantengono o aumentano le loro capacità nella regione».

Da un punto di vista politico, è notevole che l’arabia Saudita, la Giordania e gli Emirati siano scesi in campo al fianco di Israele, nonostante le proteste popolari per la guerra a Gaza. Questa è in sé la prova di un cammino verso la futura normalizza­zione dei rapporti con Israele nella regione? «È davvero notevole, infatti. Ma ovviamente non c’è grande affetto nei confronti dell’iran nei Paesi arabi».

Le valutazion­i Teheran ha capacità di lanciare un numero più ampio di droni e di missili contro Israele Ma non penso che vogliano spingersi oltre

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