Corriere della Sera

«Pronti ad agire Teheran è sponsor del terrorismo»

Bar (Israele): sono gli stessi missili usati su Kiev

- Monica Ricci Sargentini

ROMA «Non chiedetemi se Israele reagirà all’attacco iraniano, ditemi piuttosto cosa farà la comunità internazio­nale per fermare Teheran».

L’ambasciato­re israeliano in Italia Alon Bar ha la voce calma ma ferma. Seduto su un divano nella blindatiss­ima sede diplomatic­a romana chiede al mondo fatti concreti: «Ora i nostri amici ci chiedono moderazion­e ma cosa faranno per fermare il programma missilisti­co iraniano? Quegli stessi missili vengono utilizzati dalla Russia contro l’ucraina. La Guardia Rivoluzion­aria è attivament­e impegnata nella promozione del terrorismo ovunque. Per evitare un’escalation bisogna agire, non solo parlare».

L’attacco è stato sventato anche grazie all’aiuto di altri Paesi della regione, oltre che all’appoggio di Stati Uniti, Francia, Regno Unito. Un grande passo avanti.

«C’è stata una forte cooperazio­ne a livello regionale e internazio­nale perché l’interesse di tutti è bloccare l’espansione dell’influenza iraniana nella regione. E questo nonostante le difficoltà create dalla situazione a Gaza. Nel mo mento della verità hanno tutti lavorato per fermare Teheran. Penso sia importante. Detto questo non possiamo celebrare il fatto che centinaia di droni, missili da crociera e missili balistici siano stati lanciati contro Israele».

Cosa dovrebbe fare la comunità internazio­nale?

«Per esempio riconoscer­e il fatto che in Libano non c’è uno scontro tra due parti ma che Iran e Hezbollah attaccano Israele. Noi rispondiam­o per difenderci. Bisogna dire che l’iran è alla base di gran parte degli atti volti a destabiliz­zare la regione. E poi dichiarare il Corpo delle Guardie della Rivoluzion­e Islamica (Irgc) un’organizzaz­ione terroristi­ca. Affrontare la questione del programma missilisti­co e di quello sui droni, usati anche contro l’arabia Saudita, gli Emirati Arabi e oggi utilizzati quotidiana­mente contro l’ucraina».

L’estrema destra messianica, rappresent­ata dal ministro per la Sicurezza Itamar Ben-gvir, chiede una risposta immediata all’attacco, altri non la pensano così. Cosa succederà?

«C’è una diversità di posizioni e non penso che sia un male. La situazione è complessa e quindi dobbiamo ascoltare posizioni diverse. Ma c’è un gabinetto di guerra e un gabinetto per la sicurezza. Saranno loro a decidere».

E poi c’è sempre il fronte di Gaza aperto. Il cessate il fuoco è possibile?

«Hamas ha rifiutato tre proposte di tregua. Noi abbiamo sempre detto di sì. Ad Hamas del destino dei civili non importa nulla, sono disposti a sacrificar­li pur di avere di nuovo una capacità militare e ripetere il 7 ottobre. E questo non lo possiamo consentire».

L’accusa Rispondiam­o per difenderci. L’iran è alla base degli atti volti a destabiliz­zare la regione

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