«Pronti ad agire Teheran è sponsor del terrorismo»
Bar (Israele): sono gli stessi missili usati su Kiev
ROMA «Non chiedetemi se Israele reagirà all’attacco iraniano, ditemi piuttosto cosa farà la comunità internazionale per fermare Teheran».
L’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar ha la voce calma ma ferma. Seduto su un divano nella blindatissima sede diplomatica romana chiede al mondo fatti concreti: «Ora i nostri amici ci chiedono moderazione ma cosa faranno per fermare il programma missilistico iraniano? Quegli stessi missili vengono utilizzati dalla Russia contro l’ucraina. La Guardia Rivoluzionaria è attivamente impegnata nella promozione del terrorismo ovunque. Per evitare un’escalation bisogna agire, non solo parlare».
L’attacco è stato sventato anche grazie all’aiuto di altri Paesi della regione, oltre che all’appoggio di Stati Uniti, Francia, Regno Unito. Un grande passo avanti.
«C’è stata una forte cooperazione a livello regionale e internazionale perché l’interesse di tutti è bloccare l’espansione dell’influenza iraniana nella regione. E questo nonostante le difficoltà create dalla situazione a Gaza. Nel mo mento della verità hanno tutti lavorato per fermare Teheran. Penso sia importante. Detto questo non possiamo celebrare il fatto che centinaia di droni, missili da crociera e missili balistici siano stati lanciati contro Israele».
Cosa dovrebbe fare la comunità internazionale?
«Per esempio riconoscere il fatto che in Libano non c’è uno scontro tra due parti ma che Iran e Hezbollah attaccano Israele. Noi rispondiamo per difenderci. Bisogna dire che l’iran è alla base di gran parte degli atti volti a destabilizzare la regione. E poi dichiarare il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Irgc) un’organizzazione terroristica. Affrontare la questione del programma missilistico e di quello sui droni, usati anche contro l’arabia Saudita, gli Emirati Arabi e oggi utilizzati quotidianamente contro l’ucraina».
L’estrema destra messianica, rappresentata dal ministro per la Sicurezza Itamar Ben-gvir, chiede una risposta immediata all’attacco, altri non la pensano così. Cosa succederà?
«C’è una diversità di posizioni e non penso che sia un male. La situazione è complessa e quindi dobbiamo ascoltare posizioni diverse. Ma c’è un gabinetto di guerra e un gabinetto per la sicurezza. Saranno loro a decidere».
E poi c’è sempre il fronte di Gaza aperto. Il cessate il fuoco è possibile?
«Hamas ha rifiutato tre proposte di tregua. Noi abbiamo sempre detto di sì. Ad Hamas del destino dei civili non importa nulla, sono disposti a sacrificarli pur di avere di nuovo una capacità militare e ripetere il 7 ottobre. E questo non lo possiamo consentire».
L’accusa Rispondiamo per difenderci. L’iran è alla base degli atti volti a destabilizzare la regione