La leader pd: Conte? Non ho bisogno che mi dica cosa fare
«I nostri elettori stufi di queste liti da condominio» Ma l’ex premier punge ancora: rilassatevi
Non sono appassionata di asticelle, portano jella. Sarebbe un bel risultato se contribuissimo a recuperare parte delle persone che non vanno a votare
Elly Schlein segretaria del Pd
Se supereremo il Pd alle Europee non lo farò valere come motivo di leadership: per me, passa dai valori che tu persegui
Giuseppe Conte leader del M5S
«No, Laforgia no»: Elly Schlein è netta quando le si chiede se il Pd potrebbe convergere sul candidato di Conte in nome dell’unità. Finirà che nel centrosinistra a Bari ognuno andrà per conto suo e chi arriverà al ballottaggio avrà i voti dell’altro. Insomma, non una rottura netta. La segretaria dem non la cerca e non la vuole. E nell’incontro con la stampa estera, in via del Plebiscito, in quella che fu la casa-ufficio di Berlusconi, rivendica: «Il campo largo non è morto».
Però la leader non nega che con Conte «qualche problema c’è», né risparmia alcune frecciate all’ex premier che le ha chiesto di disfarsi dei cacicchi: «Non ho bisogno di consigli, noi stavamo cambiando le cose già prima, non c’è bisogno che ce lo chieda qualcuno. Esigo rispetto per la nostra comunità. Non si può spalmare melma sul Pd o farne una macchietta». Né si può, secondo Schlein, cercare sempre «il capro espiatorio» e «puntare il dito».
Ma la segretaria non vuole fare polemiche: «Io non sono subalterna a Conte, però i nostri elettori sono stufi di queste liti condominiali. E io rispondo a loro. Il Pd ha come obiettivo quello di costruire l’alternativa e non vorrei che fosse un problema solo nostro, vorrei che anche gli altri sentissero questa responsabilità sennò non ci libereremo mai di questa destra». Da Vibo Valentia Conte è irridente: «Il Pd si rilassi, se li superiamo alle elezioni europee non chiederò la leadership». Tradotto: Schlein non si illuda, non sarà quel voto a decidere chi è il candidato premier del campo largo.
La leader sprona poi Emiliano a fare scelte radicali e invita i dem della Puglia a «sprangare le porte ai trasformismi e ai transfughi della destra». Ma sa che il «percorso per cambiare certe dinamiche territoriali che abbiamo ereditato è lungo e difficile».
Schlein, che è alla stampa estera per presentare la campagna per le Europee, non fornisce previsioni sul risultato («Le asticelle portano jella») né novità sulla sua candidatura. Alla fine potrebbe essere capolista solo al Centro e in posizioni diverse nelle liste di altre circoscrizioni. Non al Sud, però. Si saprà qualcosa di più solo all’ultimo. La direzione sarà domenica 21, ma potrebbe essercene un’altra per chiudere definitivamente le liste il 28 o il 29. Cioè a tempo quasi scaduto. Sarebbe un modo per evitare che i capicorrente possano intavolare negoziati per stravolgere le «sue» liste.
Sempre a proposito di Europa, Schlein svicola alla domanda su una possibile candidatura di Draghi alla presidenza della Commissione Ue: «Nonostante la stima e la sua autorevolezza, noi puntiamo solo su Nicolas Schmit». Un passaggio anche sulla sua telefonata a Meloni durante i bombardamenti iraniani: «Il confronto è fisiologico, è importante trovare un terreno di dialogo sulla politica internazionale». E in Parlamento non si esclude che vi possa essere una mozione bipartisan sulla crisi del Medio Oriente.
Giunta alla fine della conferenza, Schlein mostra la nuova tessera pd su cui campeggiano gli occhi di Berlinguer: «Un omaggio». I cattolici dem si inalberano. Lorenzo Guerini serafico commenta: «Fare rifermento ai padri storici è una buona cosa. Per questo credo che dopo Berlinguer l’anno prossimo possa essere ricordato Moro». Prima di andar via c’è il tempo per una visita lampo, insieme a Esma Çakir, presidente della stampa estera, all’uscita segreta ricavata in un armadio da Berlusconi.