«I miei volti dalla realtà alla dimensione onirica»
«La mia mostra non ha titolo così come le mie foto non lo hanno: preferisco che il pubblico usi l’immaginazione per interpretare questi scatti recenti che definirei surreali e ricchi di delicatezza floreale». Agnès Spaak, attrice e fotografa, sorella maggiore di Catherine (scomparsa nel 2022) introduce la sua prima partecipazione al Fuorisalone negli spazi del concept store «lessenzaneglieventi» (via Vittor Pisani 13, da oggi a domenica 21, ore 10-19) creato dagli architetti Massimo Sandrini e Andrea Scaramuzza. Attrice fra gli anni Sessanta e Settanta di film di successo come «Un amore» di Gianni Vernuccio (tratto dall’omonimo romanzo di Dino Buzzati), a differenza di Catherine decide di lasciare i set cinematografici ancora giovane e di dedicarsi dal 1975 esclusivamente alla fotografia.
A quel tempo l’unica scelta a suo avviso possibile è Milano, capitale dell’editoria. Qui Agnès conosce Silvana Giacobini ed entra nella redazione di Gioia «nella duplice veste di giornalista e fotografa di moda e di costume». La mostra si articola in trenta scatti in diversi formati che usano la sovrapposizione fra volti maschili e femminili e motivi floreali. «Da anni sperimento la tecnica del collage per evocare atmosfere oniriche cercando così di uscire dai cliché della fotografia patinata che pure mi ha dato tanto» — continua Spaak. Lo spazio «lessenzanesandrini glieventi» partecipa al Fuorisalone nella zona di Porta Venezia ed espone le fotografie di Spaak su una superficie di 200 metri quadrati in un percorso fra oggetti d’arredo vintage e i motivi floreali, i due poli dell’attività del concept store che si occupa anche di decorazioni per grandi eventi. «La collaborazione con Agnès» — spiega l’architetto creatore del brand — «è nata per caso a una cena conviviale e l’intesa c’è stata subito visto che l’autrice cercava un ambiente diverso dalla “solita” galleria d’arte». Sugli scatti in mostra Spaak ha un’idea creativa sviluppata nel corso degli ultimi dieci anni: «La fotografia che ho in mente deve partire da un’immagine reale e solo in seguito viene sovrapposta ad altre suggestioni che modifico e plasmo al computer fino a quando sento che il risultato ha l’impatto emotivo che desidero. A quel punto l’osservatore è libero di trarre a sua volta ispirazioni personali, visto che per me non sono fotografie di primo impatto ma scatti in cui occorre “entrare” per coglierne l’atmosfera».
Ex attrice
Giornalista e fotografa, sorella di Catherine, da anni sperimenta la tecnica del collage