Corriere della Sera

MSF: IN SUDAN MUORE UN BIMBO OGNI DUE ORE

- di Michele Farina

Lo ripete tre volte durante l’intervista: «Quanto facciamo è solo una goccia in un oceano di bisogni». Francesca Arcidiacon­o, catanese, è vice capo missione di Medici Senza Frontiere in Sudan. Lei c’era un anno fa, quando è scoppiata la guerra. Ci è rimasta nove mesi. E ora è tornata sul posto. Msf, una delle poche organizzaz­ioni umanitarie attive nel secondo Paese più vasto dell’africa, ha uno staff di mille persone e progetti di emergenza in undici dei 18 Stati sudanesi. Curano feriti nei combattime­nti, bambini denutriti, anziani con il diabete, mamme incinte, in un Paese dove «solo il 25% degli ospedali è ancora in funzione». Ieri a Parigi una conferenza internazio­nale ha ricordato al mondo la crisi del Sudan, dove si combattono le forze di due ex generali golpisti fino al 15 aprile 2023 alleati. Una guerra che ha causato 9 milioni di sfollati: quasi il 40% dei 50 milioni di abitanti non ha abbastanza da mangiare. Nessun tavolo negoziale, invio di armi (Egitto, Turchia e Iran sostengono i governativ­i del generale alburhan, Emirati Arabi, Chad e Russia appoggiano il generale Hemedti). Nel campo profughi di Zamzam, in Darfur, il personale di Msf ha rilevato l’aumento della mortalità infantile: un bambino muore di fame ogni due ore. Nei prossimi mesi l’emergenza si aggraverà. L’agricoltur­a è ferma, la sanità al collasso, milioni di studenti non vanno a scuola. L’onu ha lanciato un appello per 3 miliardi di dollari da investire in aiuti, solo il 6% è stato donato finora.

La guerra compie un anno e le persone come Francesca Arcidiacon­o fanno i salti mortali per far arrivare a destinazio­ne quella goccia in un oceano di bisogni.

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