Sul Po torneranno i battelli. Elettrici
Torino, saranno i primi in Italia dal 2026 Il sindaco al talk del Corriere: «Il fiume questione nazionale». E i turisti aumentano
Partenza dai (rinati) Murazzi sul Po. Con fermata all’attracco del Parco del Valentino, in quello di Italia 61 vicino al Museo dell’automobile e giù, fino al futuro capolinea di Moncalieri, oltre i confini comunali. Torino fa rotta verso il futuro scommettendo sul fiume e su quei sei chilometri di Po destinati a essere nuovamente navigabili con il ritorno in acqua dei battelli. Nel 2026, a una decade esatta dall’ultimo viaggio di Valentino e Valentina, le due barche vittime del nubifragio del 2016, torneranno le «crociere» all’insegna della sostenibilità. Progetto da 11,5 milioni di euro finanziati dal Pnrr. Le imbarcazioni, primo caso in Italia, saranno spinte da un motore elettrico (alimentato da una centrale sullo stesso fiume) e aiuteranno a monitorare lo stato di salute dell’ambiente fluviale. Avranno, inoltre, una livrea dorata e una forma che si rifarà alla tradizione del gianduiotto.
Se la Torino degli anni Novanta scelse di proiettarsi lungo le Spine (ferroviarie) per scommettere sul suo sviluppo, quella di domani rincorre il cambiamento seguendo il defluire del Po. E si candida a diventare il motore di un nuovo paradigma che non è solo ambientale, ma economico e sociale. «Il Po è da considerare come una questione nazionale per definizione, visto che è il principale fiume italiano. Ma anche perché unisce territori diversi che “valgono” due terzi del Pil e quasi trenta milioni di abitanti», spiega Stefano Lo Russo, il sindaco di Torino, durante «La città e il fiume», tavola rotonda organizzata dal Corriere Torino-corriere della Sera che è stata l’occasione per immaginare il futuro del capoluogo piemontese, partendo dalla riscoperta del suo fiume. Anche grazie a Massimo Gramellini che ha raccontato il rapporto tra Torino e il Po.
L’acqua è sempre più preziosa. Non solo per saziare la sete dell’agricoltura o per produrre energia pulita in vista della transizione ecologica. Ma anche per immaginarsi una Torino ricca di visitatori, capace di andare oltre la crisi dell’industria dell’auto. «Seguo il tema del fiume da diversi punti di vista — spiega Alberto Cirio, il presidente regionale e commissario per la siccità nominato dal governo —. Noi riusciamo a trattenere solo l’11% dell’acqua piovana. Questo è un problema per la salute del fiume che da sempre è simbolo di Torino. Nel 2023 abbiamo avuto un aumento dei turisti. La metà arriva dall’estero, dove il rapporto con il fiume è visto come un’occasione di condivisione di esperienze». Nel capoluogo, o «città dei quattro fiumi» visti i 40 chilometri percorsi da Po, Dora, Sangone e Stura di Lanzo, i corsi d’acqua sono destinati a essere promossi per diventare uno degli asset principali per il rilancio. «Un progetto di riqualificazione del fiume Po deve passare attraverso una partnership tra pubblico e privato, un fattore che è sempre stata la forza di questa città. Da parte delle aziende torinesi c’è tutta la volontà di puntare alla crescita per abbassare il tasso di disoccupazione», spiega Giorgio Marsiaj, presidente dell’unione Industriali.
Nei giorni scorsi è partita la riqualificazione del Valentino, il parco più amato dei torinesi. Il rilancio dell’area lungo il Po è il principale investimento del Comune con i finanziamenti del Pnrr. A due passi dal fiume nasceranno pure la nuova biblioteca e le future aule di Architettura. «Noi siamo fortunati, perché possiamo vantare come nostra sede un castello storico — spiega il rettore del Politecnico Stefano Cognati, riferendosi alla residenza sabauda nel parco del Valentino —. Sviluppando la vicina area di Torino Esposizioni, sorgerà uno dei più bei luoghi dove studiare in Europa. Un campus affacciato sul Po».